HUNGRY HEARTS (2014) di Saverio Costanzo



HUNGRY HEARTS, di Saverio Costanzo (figlio del noto Maurizio Costanzo che, tra le altre cose, non dimentichiamolo mai, fu co-sceneggiatore de ‘La casa dalle finestre che ridono’ di Pupi Avati), è uno dei film più disturbanti, inquietanti e terrificanti del nostro cinema, non solo recente. Merito della forte attualità dei temi e contenuti trattati (l’essere genitore per forza, l’alimentazione forzata a senso unico, le devastanti influenze esterne e l’accettazione di una condizione personale come verità assoluta), oltre ad un’originalità narrativa coinvolgente, basata sulla semplicità delle ambientazioni e soprattutto nella forte rappresentazione fisica e caratteriale dei suoi protagonisti. HUNGRY HEARTS, che prende ispirazione dal romanzo ‘Il bambino indaco’ di Marco Franzoso, inizia come una classica commedia romantica banale (solo i primi pochissimi minuti) per poi scivolare sempre più in un thriller psicologico immerso in un pozzo nero di ossessioni, paure, isterie e momenti scioccanti al limite della sopportazione umana, sfiorando a più riprese l’horror più destabilizzante. <br>New York. L’italiana Mina e l’americano Jude, dopo essersi incontrati per caso a New York, in un bagno di un ristorante cinese, si innamorano e si sposano. Mina rimane incinta e si convince fin da subito (‘merito’ di una cartomante che gli annuncia di avere in grembo un figlio indaco) che il suo bambino sarà speciale e per questo motivo dovrà essere protetto dall’inquinamento del mondo esterno per conservare la sua purezza. Jude, innamorato di Mina, asseconda inizialmente la moglie fino a quando non si accorge che suo figlio, a causa della forzata alimentazione vegana da parte di Mina, non cresce ed è in costante pericolo di vita. Inizia così, all’interno della coppia, una battaglia silenziosa e sempre più spigolosa per cercare di risolvere la situazione, destinata però a scivolare in un scontro sempre più nebuloso e al limite ……
Forza trascinante della pellicola è senza dubbio l’interpretazione gigantesca da parte dell’ossuta Alba Rohrwacher nei panni di Mina. Attrice perfetta per il ruolo della madre invasata e psicopatica, grazie al suo aspetto fisico sicuramente ma anche per la rappresentazione perfetta dell’ossessione possessiva per il proprio figlio. Come avvenuto in tantissimi fatti di cronaca nera (purtroppo), quando l’amore diventa ossessione ed il genitore perde la bussola sulla giusta direzione da seguire per il bene della propria prole, la tragedia diventa inevitabile.
A rendere ancora di più soffocante, agghiacciante e claustrofobica la pellicola, Costanzo predilige più volte visioni caleidoscopiche e grandangolari, tese ad enfatizzare il disagio che cresce minuto dopo minuto nel minuscolo appartamento newyorkese della coppia, oltre ad accentuare l’amore sempre più malato e morboso di Mina nei confronti del figlio. Una storia che, come accennato sopra, sembra figlia di tantissime altre finite in tragedia e che sono vissute (e sopravvissute a fatica) sempre sul ciglio di un burrone affacciato su un baratro senza fondo, costruito nel tempo attraverso influenze negative, paure indotte dall’ambiente di vita (spesso limitato e limitante) e l’ignoranza più becera, dove anche cose naturali e semplici, come l’essere genitore, possono trasformarsi in montagne impossibili da scalare e superare. Cuori affamati, recita il titolo, che da divoratori finiscono per essere travolti e scannati senza pietà dagli eventi della vita resi complessi senza accorgersene. Il regista, bravo nell’ambientare una storia di fobie e solitudine come quella di Mine e Jude in una metropoli come New York, perfetta a rendere invisibile chi non vuol farsi vedere, riesce a trasformare il dramma distruttivo della parte centrale in un thriller terribile nella parte finale, coinvolgendo un personaggio apparentemente secondario, presentato nei minuti iniziali, destinato però a sacrificarsi con estrema lucidità per il bene del bambino senza colpe di quanto accaduto.
HUNGRY HEARTS è un grandissimo film estremo italiano, forte nell’esposizione di un dramma familiare raccapricciante, ansiogeno e devastante nel suo esito senza veri vincitori. Questo è il cinema italiano estremo che vogliamo vedere! VALUTAZIONE 4/5

H.E.