IL CONFORMISTA (1970) di Bernardo Bertolucci

Cambiare bandiera nella politica attuale non lascia oramai più interdetti o stupiti. In un periodo storico epocale, come quello del ventennio fascista e della sua fine, destinato a cambiare per sempre il destino del nostro paese, il cambio improvviso di chi si adeguava velocemente alla maggioranza per vigliaccheria o opportunismo ha permesso a Moravia prima, con il romanzo IL CONFORMISTA del 1951, e a Bertolucci poi, nel 1970 con una poderosa pellicola omonima, di presentare al meglio questo cambio repentino. Un mutamento interiore che si incrocia con una storia passata destinata a segnare in maniera indelebile una persona che finirà per essere conformista non solo una volta, bensì due ed in epoche e frangenti diversi. 1938, Roma. Marcello Clerici ha appena iniziato a lavorare per Mussollini e sta corteggiando una bellissima ragazza che lo renderà ancora più conformista al potere vigente. Marcello sta andando a Parigi per la luna di miele quando i suoi superiori hanno un incarico per lui da compiere nella capitale francese. Cercare Luca Quadri, suo vecchio insegnante di filosofia e noto dissidente politico rifugiatosi in Francia. Marcello però nasconde un segreto sepolto e afferente la sua infanzia. Un segreto che finirà per determinare la sua storia passata, il suo presente e e l’immediato futuro ……..Questo è un film universale (che vale per tutto, non solo per la storia politica) e senza tempo, nonostante sia ambientato in un preciso periodo storico. Quest’ultimo mostrato e visivamente descritto come fossero ricordi lontani atti ad enfatizzare il potere fascista, attraverso luoghi giganteschi e asettici, l’astuzia delle persone mentalmente libere, brave a coesistere con abilità in un contesto totalitario, ed infine quanto facile fosse esserne parte senza dover per forza esporsi attraverso una filosofia arrivista ereditata da un passato tragico e controverso come quello del nostro protagonista Marcello (un eccelso Jean-Louis Trintignant). Un senso di colpa mai sopito, che finisce per snaturare sin da piccolo la sua personalità e finendo per trovare nel portare il binario giusto per elevarsi nella società. L’evento cruciale del suo passato sarà mostrato attraverso un brillante flashback, in un confessionale, mentre Marcello racconta il raccapricciante aneddoto al prete di quando uccise un uomo che stava tentando di abusare di lui. Un evento che affiancherà sempre e comunque Marcello nella sua vita. Al fianco della sua moglie ingenua (una stupenda Stefania Sandrelli), nei momenti di spionaggio con l’agente speciale Manganiello (interpretato da un sempre gigantesco Gastone Moschin), con il suo amico non vedente che riesce a vedere ben oltre ai limiti imposti dalla sua cecità, ed infine con Quadri e la sua bellissima e provocante moglie. Critica sottile e e graffiante al ventennio fascista quasi quanto a chi velocemente lo rigettò nella notte del 25 luglio 1943, la quale rappresenterà la chiusura, quanto mai illuminante, sulla vera personalità misera e miserabile di Marcello, grazie anche ad un colpo di scena finale impareggiabile che permetterà di vagliare ancora di più l’anima spenta e vuota del nostro conformista, simbolo di buona parte del popolo italiano di quel preciso periodo storico. Opera esteticamente insuperabile e psicologicamente eccezionale, nel presentare e analizzare le personalità di Marcello e dei suoi molteplici personaggi (abilmente presentati anche attraverso violenze interiori e fisiche innovative per l’epoca), destinata ad influenzare pesantemente innumerevoli cineasti negli anni a venire. Oltre il capolavoro! VALUTAZIONE 10 e lode!

H.E.