IL PAPA’ DI GIOVANNA (2008) di Pupi Avati

Dramma italiano, intenso e doloroso, ambientato principalmente a Bologna tra la fine degli anni ’30 ed inizio anni ’50, trovando a cavallo della seconda guerra mondiale i suoi momenti più cruciali e tragici. Una guerra, che finirà per diventare cornice e spettatrice disinteressata di un dramma familiare che sembra stranamente estraniarsi da quanto accade attorno al rapporto intenso, particolare e iper protettivo tra un padre e sua figlia. 
Bologna 1938 Michele Casali è un professore di disegno e ha una figlia diciassettenne, Giovanna, che frequenta lo stesso istituto. La ragazza, esteticamente appare poco attraente, ha un carattere particolare, insicuro e poco incline alla felicità, mentre il padre fa di tutto per convincerla del contrario. Quest’ultimo giunge fino a favorire la situazione scolastica di uno studente perché in qualche modo la corteggi. <br>A seguito di aspettative eccessive che la ragazza si fa nella propria mente, scoppierà una tragedia che porterà all’omicidio di una sua compagna di classe. Un evento che cambierà radicalmente la vita di Michele e della sua famiglia per i decenni a venire …….
Questo film, caratterizzato da una fotografia con colori mortificanti e perennemente autunnali, attinge a piene mani alla cronaca nera italiana, focalizzandosi però con decisione sulla personalità di un padre imperfetto, consapevole dei limiti propri e della sua Giovanna ma colmo di amore infinito nei confronti della figlia. Un amore che abbatte le barriere politiche, del lavoro e di una vita misera ed infelice, dove la bella moglie, che non prova amore per lui e che non si tira mai indietro per mortificarlo, prova un’invidia perenne per il rapporto solido ed in sintonia, anche se costellato di bugie, tra Michele e la figlia.
Forza trascinante della pellicola finirà per diventare proprio Michele, il padre citato nel titolo, caratterizzato al meglio dalla prova recitativa di un Silvio Orlando forse mai così in linea con il suo personaggio. Un uomo umile, che vive di sogni destinati al naufragio (le lettere all’artista Morando, ex compagno di liceo, la falsa cecità sui tradimenti da parte della moglie e soprattutto l’illusione di cambiare la vita senza speranza di Giovanna) ma che riesce a trovare, in quanto genitore convinto dell’amore infinito per la sua unica figlia, una forza interiore che supera ostacoli inizialmente insuperabili. Questa sua immersione totale nella tragedia che ha coinvolto Giovanna, troverà ancora più vigore ed energia in quanto la seconda guerra mondiale finirà per diventare secondaria e quasi invisibile ai suoi occhi, in quanto concentrati unicamente sulla figlia in difficoltà. Un’incapacità di visione (e accettazione della realtà) che lo offuscherà del dramma vissuto dalla famiglia della ragazza uccisa (con il padre di lei un potente senatore fascista) e soprattutto delle sue responsabilità sulla vicenda, forse mai completamente assimilate e riconosciute dallo stesso. 
Se Silvio Orlando sembra nato per questa parte, anche il resto del cast di attori, decisamente particolare, merita diversi elogi. Da Francesca Neri a Serena Grandi, da Edoardo Romano fino ad un sorprendente Ezio Greggio (nei panni del poliziotto vicino di casa di Michele), stranamente convincente in un ruolo drammatico, fino alla giovane ma già bravissima Alba Rohrwacher. 
Una pellicola triste, amara e avvilente, che non rinuncia alla speranza di un padre di salvaguardare la propria figlia grazie all’amore infinito, anche se costellato di errori, che prova per lei. Da citare infine le bellissime musiche di un ispirato Riz Ortolani, un’altro maestro del nostro cinema mai dimenticato dal popolo estremo. Se questo non è un capolavoro del cinema italiano, poco ci manca!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.