IL SIGNORE DELLE MOSCHE (Lord of the Flies) del 1963 di Peter Brook

Questa leggendaria pellicola inglese, nonostante i suoi 56 anni di età, possiede ancora oggi un fascino estremo inviadibile. Merito senza dubbio del romanzo da cui è tratta. Uno dei lavori più influenti, importanti e celebri del XX secolo come LORD OF FLIES (IL SIGNORE DELLE MOSCHE) di William Golding, pubblicato 9 anni prima della realizzazione di questo epico lungometraggio. Pur essendo presenti alcune piccole differenze con il romanzo, il film di Peter Brook, consapevole dei sacrifici di sceneggiatura che comporta l’adattamento cinematografico di un romanzo di questo tipo, riesce, soprattutto nella seconda parte, a trasmettere tutta la negatività di William Golding nei confronti dell’umanità, sin dalle sue radici primordiali.<br>Siamo in un ipotetico futuro ambientato nel 1984, sull’orlo di una terza guerra mondiale dove lo spettro della distruzione totale attraverso l’utilizzo di armi atomiche da parte delle nazioni coinvolte sembra oramai inevitabile. Un gruppo di giovanissimi studenti inglesi, tutti di buona e rispettabile famiglia, durante un lungo viaggio aereo che dovrebbe portarli in Australia precipita rovinosamente nei pressi di un’isola disabitata nell’oceano pacifico. Se gli adulti presenti nell’aereo muoiono tutti, diversi bambini e ragazzini si salvano. Tra i primi superstiti troviamo il volenteroso Ralph ed il goffo ma razionale ‘Piggy’ (Bombolo nella versione in italiano), i quali stringono subito amicizia e grazie ad una grossa conchiglia trovata nella spiaggia riuniscono tutti i bambini e ragazzi sopravvissuti. Tra questi vi è Jack , a capo di un piccolo coro.
Nonostante l’assenza di adulti, Ralph propone di organizzarsi e di creare delle regole per cercare di salvarsi dalla rovinosa situazione in cui si trovano. Propone per primo di scegliere tra lui e Jack, per alzata di mano, chi dovrebbe essere il capo. La maggioranza vota per Ralph, il quale propone prima di perlustrare l’isola e poi di accendere un fuoco (grazie agli occhiali del bullizzato Piggy) per permettere così ad eventuali soccorsi di trovarli più facilmente. L’apparente equilibrio però è destinato a spezzarsi molto velocemente. Jack, che nel frattempo guida un gruppo di ragazzi definendoli i ‘cacciatori, mentre riesce a catturare ed uccidere un maiale, finisce per infrangere la prima regola a lui imposta da Ralph, ovvero tenere sempre acceso il fuoco, in quanto proprio mentre un aereo sorvola l’isola, il fuoco, non custodito, ha finito per spegnersi.
Se la tensione tra i ‘cacciatori’ del dinamico Jack ed il resto guidata da Ralph, sempre supportato dall’amico Piggy, è già palpabile, la presenza di un inquietante mostro, visionato sempre di sfuggita dai più piccoli, presente nel cuore dell’isola, finirà per minare certezze e sicurezze faticosamente conquistate nei primi giorni da soli nell’isola da parte del gruppo di bambini e ragazzi, trascinandoli in un vortice sempre più pericoloso di contrasti, paure e violenza …………
Come anticipato in precedenza, la prima parte della pellicola fatica a decollare, mentre la seconda scorre con forza e ferocia in una realtà sempre più simile al mondo e società degli adulti, dove buon senso, ragione e democrazia sembrano solo armi forzate per imprigionare un male onnipresente nel cuore dell’uomo, sin dalla sua tenera età.
Proprio la condizione selvaggia, nella quale sono scaraventati questi giovanissimi studenti ‘per bene’, unita alla ricerca forzata di dettare delle regole per imitare gli adulti (e quindi la storia dell’umanità), finirà per far emergere il lato oscuro più oscuro di alcuni di loro, finendo nel loro delirio di onnipotenza per avere timore del mostro oscuro che si trova nell’isola, finendo per cercare di calmarlo attraverso un totem feticcio assai inquietante: una testa di maiale (il signore delle mosche citato nel titolo). I parallelismi con la politica dell’epoca sono evidenti e rispecchiano chiaramente un quadro politico del secondo dopo guerra che sfocerà nella ormai passata guerra fredda. La democrazia (utopica) rappresentata da Ralph Piggy in contrapposizione al totalitarismo (militare) associato ai cacciatori di Jack, con lui leader indiscusso). Se questa è una tematica evidente, lo stesso vale per la perdita dell’innocenza nell’età adolescente. Inevitabile sicuramente ma assai violenta in questo contesto, in quanto non si esiterà ad uccidere in nome del clan appartenente, in quanto simbolo forte di un segno di appartenenza chiaro e distintivo (i colori sul corpo dei cacciatori per distinguersi dagli altri), oppure in seguito ad un richiamo primitivo figlio del sangue e dell’istinto di sopravvivenza dettato dalla paura dell’ignoto. Inoltre sembra evidente e profetica l’evoluzione autodistruttiva umana sulla natura ed in particolare su se stesso. Se la natura spesso trova un equilibrio tra essere vegetali, animali e predatori, con l’avvento dell’uomo tutto è cambiato, in quanto per questo non esiste un predatore naturale, tranne quello della stessa specie. Saranno tutti questi elementi, associati alle esperienze negative dell’adolescenza fondamentali per la crescita, anche se brutale in questo caso, a far lievitare la pellicola su livelli di tensione inizialmente inaspettati, dove omicidi brutali e violenza becera mostreranno quel volto, raffigurato anche dalla testa di maiale, disumano sempre presente nel cuore dell’uomo sin dalla sua infanzia. Un film per l’epoca sicuramente tosto, dove anche le scene più estreme, nonostante non siano mostrate completamente, finiranno per accentuare quel pessimismo negativo afferente la natura umana e la sua involuzione mascherata dall’evoluzione civile. Una visione agghiacciante, spietata, sempre attuale ed estremamente lucida sull’uomo sulla sua natura più oscura e malvagia! Fondamentale!! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.