JOKER (2019) di Todd Phillips

“I just hope my death makes more cents than my life”. Sulla scia del cinema di Scorsese d’annata (TAXI DRIVER e THE KING OF COMEDY) e dell’intrattenimento televisivo americano (quello capitanato dall’eccentrico comico Andy Kaufman) a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, il regista avvezzo alla commedia Todd Phillips (forse memore della sua opera prima realizzata nel 1994 e dedicata alla figura di GG Allin) realizza una versione coraggiosa, stimolante e originale del celebre villain della DC COMICS ‘JOKER’. Quest’ultimo famoso nell’immaginario collettivo per essere il principale antagonista dell’eroe mascherato creato da Bob Kane e prossimo, nel 2020, a festeggiare l’invidiabile età (per un fumetto) di 80 anni. Mai prima d’ora era stata realizzata una pellicola completamente dedicata al clown psicopatico, destando sin da subito una curiosità fuori dal comune da parte di tutti gli appassionati di fumetti, cinecomics e non solo (anche se le prove cinematografiche in passato nei panni del Clown folle di Jack Nicholson e Heath Ledger hanno lasciato un segno indelebile).Sorvolando sul delirio, spesso esagerato, che ha finito per travolgere questa pellicola, il JOKER di Phillips è un thriller psicologico che, pur rimanendo confinato nell’universo immaginario del mondo di Batman (siamo a Gotham City con annessi il Bruce Wayne bambino ed altri celebri protagonisti di questo mondo immaginario) scava a fondo sulla ghettizzazione del diverso, di quello ‘strano’ e di quello visto come un ‘mostro’ da parte dei cosiddetti ‘normali’, senza chiedersi come o cosa lo ha portato a diventare un emarginato incline alla violenza. Gotham City, 1981. Arthur Fleck, un uomo che vive da solo con l’anziana madre ed è innamorato della sua vicina di appartamento, sogna ad occhi aperti di diventare un comico affermato e soffre di un disturbo ‘pseudo bulbare’ che scatena, contro la sua volontà, una risata inarrestabile ed eccessiva. Per coltivare, malamente, il suo sogno di comico lavoricchia come clown da strada per una subdola compagnia della città. Dopo una serie di sgradevoli vicissitudini, che lo porteranno ad essere licenziato, Arthur diventerà protagonista , dopo l’ennesimo pestaggio subito, di un macabro e multiplo omicidio, che darà vita ad un’ondata di rivolte dei più deboli ed emarginati della città, definiti ‘pagliacci’ dal candidato e milionario Thomas Wayne, il quale è stato anche in passato il datore di lavoro della madre malata di Arthur. Proprio questo incrocio di persone legate al suo passato, lo porterà a scavare sulle origini della madre, la quale per anni ha nascosto al fragile Arthur una serie di oscuri e macabri segreti destinati a scatenare una rabbia incontrollata in lui una volta venuti alla luce ……….Questa pellicola vive e si nutre dell’atmosfera cupa e fumosa dell’America di allora, di Reaganiana memoria, mentre non appare per nulla velato il parallelismo politico da Trump e l’arrogante Thomas Wayne, pronto ad offendere i più deboli (pagliacci per lui) e costringendoli, attraverso politiche poco sensibili nei confronti degli emarginati( il taglio ai fondi per le persone come Arthur), forse a creare lui stesso quei mostri tanto temuti dai salotti buoni della società. Salotti ben rappresentati dai mass media riprodotti per l’occasione dal programma più seguito, amato e stimato dai telespettatori di Gotham, ovvero il talk show di Murray Franklin, una specie di David Letterman in versione cinica e spietata che finirà per umiliare Arthur, sommando quella rabbia causata in precedenza da Wayne padre in qualcosa di estremo, irreversibile ed irrefrenabile. Se l’ambiente che circonda Arthur finisce per divenire tutt’uno con la sua amara e complessa personalità, sarà impossibile non rimanere stupiti ed ammaliati dalla performance straordinaria e magnetica di Joaquin Phoenix nei panni di Arthur/Joker, risata compresa. Un mix nella prima parte tra il cadaverico Trevor Reznik di THE MACHINIST, l’ex marine Travis di TAXI DRIVER ed il sopra citato Andy Kaufman (quanto si esibisce nel POGO’S Arthur sembra la sua copia sputata), destinato ad evolversi da bruco a farfalla multicolore (il trucco finale racchiude al meglio il concetto primordiale di commedia) a seguito di una serie di deflagranti eventi presenti (l’assassinio dei tre bulletti della Gotham per bene) e passati (la scoperta sul suo passato agghiacciante), i quali finiranno per diventare la sua corazza incapace ad un certo punto di soffrire e trovare, nel caos e nel male, il suo unico fine e scopo. Se il finale rischia seriamente di stravolgere quanto visionato fino ad allora, elevando però tutta la pellicola ad in livello di analisi psicologica labirintica ed assai contorta, il film di Phillips appare forse anche troppo ricco di dettagli (allineare sempre, comunque e per forza la storia all’universo di Batman) smorzando però la componente estrema, visiva e psicologica, la quale avrebbe meritato una rappresentazione più forte e decisa, non solo nelle sequenze d’azione (in particolare il passato dell’Arthur bambino confinato a pochi e veloci minuti) bensì in quella disturbante nella mente di Arthur. JOKER è un cinecomics capolavoro (tutti i film futuri tratti dai fumetti, non solo USA, dovranno fare i conti con quest’opera) ed un grandissimo film, capace di attrarre il grande pubblico, strizzare l’occhi alla critica e stimolare anche gli spettatori più esigenti ed avvezzi ad un cinema che da sempre punta i riflettori sugli emarginati e personaggi estremi immersi in storie perlopiù vietate ai minori! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.