JUSQU’A’ LA GARDE (L’AFFIDO – Una storia di violenza) del 2017 di Xavier Legrand

Dramma sociale e familiare devastante e disturbante (difficile, se non impossibile, trovare termini migliori di questi per sintetizzare la forza di questo film) come poche volte il cinema è riuscito a fare. Un tema spesso trattato con superficialità, il divorzio e le sue tragiche conseguenze, mostrato in maniera cruda, reale, antipatica e maledettamente sofferente, visionato principalmente dal punto di vista di un bambino di dieci anni.
Miriam Besson, nel bel mezzo di un divorzio, decide di chiedere la custodia esclusiva di suo figlio Julien, al fine di proteggerlo da un padre che lei (e non solo) sta accusando di violenza. Il giudice incaricato della pratica, influenzato dall’avvocato dell’ex marito di Mirian, garantisce l’affidamento condiviso al padre che ritiene abusato ed in parte vittima da parte della madre e della sua influenza sui figli. Preso in ostaggio tra i suoi genitori, Julien Besson farà di tutto per evitare che il peggio accada……
Un vero pozzo nero di realtà amara, specchio di numerosi fatto di cronaca (di tutto il mondo) che preludono inevitabilmente ad una tragedia spesso annunciata. La difficoltà di rinunciare al partner, alla custodia ed affidamento dei propri figli, è spesso destinato a mostrare il peggio di sé, costringendo i propri a figli a subire fatti ed eventi che ne segneranno l’esistenza per sempre.
Il regista Xavier Legrand non si limita a mostrare le difficoltà di un matrimonio naufragato da tempo, per colpa principalmente di un padre violento, bensì mette sul piatto tutte le tristi sfumature di contorno. Le strazianti ed irruente pressioni da parte dei nonni dei nipoti oggetto della discordia, le bugie per salvaguardare quest’ultimi e peggio ancora la loro solitudine interiore, in quanto costretti a crescere più in fretta di quanto dovuto per non essere inghiottiti dal male che li circonda.
La spirale esponenziale di tensione prima e di violenza poi finirà per toglierci il fiato e colpirci allo stomaco forte quanto il calcio di un mulo, per una vicenda priva di vincitori ma solo di vinti.
Se il giovane attore che interpreta Julien è da lodare, da ammirare la superlativa prova di Denis Ménochet, perfetto nella parte del padre incapace di accettare con lucidità gli eventi nefasti che lo travolgono. Interessante anche la storia di contorno afferente la sorella di Julien che affianca quella principale.
Se cercate un film da ‘pugno sullo stomaco’ e da ‘nodo in gola perenne’, questo film francese è senza dubbio perfetto per voi. Una vera mina cinematografica dal finale amaro e indimenticabile! VALUTAZIONE 9/10

 

H.E.

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