KILL LIST (2011) di Ben Wheatley

Una lista di persone da uccidere, un nuovo ordine pagano, una coppia in crisi e due sicari divenuti improvvisamente ‘ingranaggio’ di un sistema invisibile ma letale. Queste le basi del secondo lungometraggio di Ben Wheatley, un film che rimane ancora oggi il suo lavoro più estremo e scioccante. Un horror avvolto nel mistero e capace di lasciare attoniti per gli improvvisi lampi di inaudita violenza, difficilmente dimenticabili a fine visione.
Sheffield, Inghilterra. Jay e Gal sono ex soldati divenuti, una volta mollato l’esercito assassini su commissione. Jay però soffre ancora per una missione disastrosa non meglio specificata avvenuta a Kiev otto mesi prima. Proprio per l’assenza di lavoro, i rapporto tra Jay e la moglie appaiono sempre più complicati. In suo soccorso Gal, il quale gli propone di ritornare in sella e affiancarlo in una nuova missione. Uccidere tre persone su commissione in cambio di un mucchio di soldi: Un prete, un bibliotecario ed un parlamentare. I mandanti sono una società senza nome che suggella il patto con Jay con il proprio sangue, tagliandosi la mano. Nel frattempo, la bella e misteriosa compagna di Gal sembra interessata a Jay e al sua famiglia, incidendo strani simboli nella sua casa ed instaurando una torbida amicizia con la moglie di quest’ultimo.<br>Se inizialmente tutto sembra filare liscio, in quanto i due sicari dimostrano una piena conoscenza del lavoro affidatogli, le vittime sembrano stranamente legate a Jay, oltre ad essere collegate ad una setta di pedofili e ad uno strano culto ……..
Diviso in quattro capitoli (IL PRETE, IL BIBLIOTECARIO, IL POLITICO e IL GOBBO) più un prologo iniziale, KILL LIST è un film che vive e si nutre del mistero che avvolge le vicende del suo protagonista Jay. Dal suo passato poco chiaro al suo presente ancora più nebuloso, alimentando ancora di più la curiosità dello spettatore con tasselli sconnessi, riconducibili tra loro solo successivamente grazie ad una ragnatela che vede come sua creatrice una setta pagana che pone, non poteva essere altrimenti, il sacrificio umano, necessario per una tanto desiderata rinascita, al centro del proprio culto perverso e malato. Simbolismi a ripetizione che si rifanno al paganesimo nordico e sono solo. Dal sacrificio umano all’affiliazione forzata, dal gobbo alla divinità del coniglio (onnipresente), i rimandi alle antiche culture pagane nordiche sono in effetti continui e molteplici. Non meno e significative le tre figure da uccidere sulla liste, atte a simboleggiare religione, cultura e politica, tre cardini fondamentali della società attuale. Azzerare per ripartire e sacrificare per rinascere. Basi estreme per un thriller estremo che cresce in maniera esponenziale per crudezza, tensione e visioni shock, fino alla micidiale chiusura del simbolo esoterico (che racchiude un cerchio ed un triangolo), presente sin dall’inizio della pellicola. Pur rimanendo una pellicola dura e cruda, il buon Wheatley non rinuncia alle frecciate di umorismo nero che hanno caratterizzato buona parte della sua filmografia (dalla commedia ‘Sightseers’ fino al lisergico ‘A Field in England’). Su tutte la sequenza al ristorante con in ‘cristiani’ che cantano e abbracciano la chitarra, darà vita ad un siparietto esilarante che coinvolgerà dio in maniera brillante e graffiante. La parte humour però rimane confinata solo in alcuni frangenti e abbandonata totalmente nell’ultimo destabilizzante capitolo. Puramente horror con vaghi rimandi al leggendario THE WICKER MAN, dove l’orrore primordiale troverà voce e visione attraverso inseguimenti al cardiopalma, carneficine, maschere in vimini assai inquietanti, dolore e sangue destinati a diventare il fine ultimo di un percorso salvifico, chiaro sin da subito alla setta ma non al suo ignaro protagonista. Una pellicola estrema confusa e labirintica a prima vista, che trova nel finale, tra i più estremi di sempre, il suo apice assoluto di malvagità e mostruosità umana, o meglio …. disumana!! VALUTAZIONE 4/5
H.E.