LA BELVA COL MITRA (The Mad Dog Killer) del 1977 di Sergio Grieco

I primi 25 minuti del penultimo film realizzato da Sergio Grieco rappresentano, a mani basse, uno dei vertici assoluti del poliziesco all’italiana dei gloriosi anni ’70. Se anche il resto del film avesse mantenuto questo livello di qualità estrema, ci saremmo trovati al cospetto di un capolavoro inattaccabile, alla pari di CANI ARRABBIATI, MILANO ODIA: LA POLIZIA NON PUO’ SPARARE e MILANO CALIBRO 9. Tra stupri selvaggi, esecuzioni sommarie ed un tema musicale destinato ad entrare in testa sin dal primo ascolto (micidiale e favolosa la colonna sonora realizzata da Umberto Smaila), l’adrenalina e la tensione della primissima parte ci travolgeranno violentemente. Stranamente, a causa di una sceneggiatura priva di spunti particolari, nei due terzi successivi il film sembra scivolare verso una fiacca e banale caccia all’uomo, dove i colpi di scena inesistenti lasciano spazio a sporadici lampi brutali da parte del fuggiasco.Il sadico assassino Nanni Vitali e altri tre teppisti evadono dalla prigione. Il malvagio quartetto tra stupri, pestaggi e vendette personali semina il panico. Vitali rapisce e ricatta la Giuliana Caroli, l’ex ragazza dell’uomo colpevole della sua carcerazione. Nel frattempo, l’ispettore di polizia Giulio Santini, figlio del procuratore che imprigionò Vitalia, è determinato a catturare il sadico Vitali, il quale, oltre a lasciare dietro di sé una infinita scia di sangue e violenza, prova a salvarsi con un azzardato sequestro lampo … Il protagonista Vitali, interpretato a meraviglia da un diabolico Helmut Berger (reduce l’anno precedente dall’ottimo SALON KITTY di Tinto Brass), prende ispirazione (neanche troppo vagamente) dalla cronaca nera italiana dell’epoca, in particolare appare come una copia, fisica e nelle gesta criminali, del famigerato bandito Renato Vallanzasca. Helmut Berger regala una performance cinica e spettacolare, dando vita ad un personaggio spietato e senza regole che non avrebbe sfigurato nel sopra citato CANI ARRABBIATI di Mario Bava. A sottolineare, omaggiandola (alla grande), questa figura così animalesca e imprevedibile ci penserà anche Quentin Tarantino in Jackie Brown (non poteva essere altrimenti, considerato l’amore infinito del regista americano nei confronti del poliziesco made in Italy).Grieco, al contrario della maggior parte degli ‘eurocrime’ nostrani, ambientati perlopiù nelle grandi città come Roma, MIlano, napoli e Torino (e Genova, ved, IL CITTADINO SI RIBELLA di Castellari), predilige la provincia, in questo caso le campagne attorno ad Ancona e lungo la costa adriatica marchigiana, accentuando ancora di più l’anima irrequieta e priva di etica della sua belva con il mitra. Una figura estrema e trascinante che finirà per oscurare sia il suo antagonista, il commissario Santini interpretato da Richard Harrison, che la donna protagonista del film, una sempre affascinante Marisa Mell (la quale fu legata sentimentalmente a Helmut nella vita privata), indimenticabile attrice nei panni di Eva Kant nel DIABOLIK di Mario Bava. LA BELVA COL MITRA (titolo incisivo come pochi altri) rimane ancora oggi uno dei ‘crime movie’ più memorabili del nostro cinema, grazie ad una regia brillante (con rallenty e ‘zommate’ che strizzano l’occhio al cinema western di Sergio Leone e Sam Peckinpah) che sopperisce alla grande, assieme alla figura bestiale e affascinante allo stesso tempo del Vitali, ad una trama non esente da difetti e ad alcuni comprimari non sempre all’altezza. Cult! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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