LA LIBERTAD DEL DIABLO (Devil’s Freedom) del 2018 di Everardo González

 

Nel più grande paese centro americano, il Messico, è in un corso una guerra sanguinaria destinata a non vedere la luce alla fine del tunnel. Quella tra e contro i narcotrafficanti. Come dimostrato nei due ottimi documentari NARCO CULTURA e CARTEL LAND la guerra tra i cartelli dei narcos è sempre più crudele, spietata e non guarda in faccia nessuno, nemmeno i bambini.
Everardo González, probabilmente ispirato da EL SICARIO DI Gianfranco Rosi (nascondendo il volto vero dei protagonisti) e dal dittico di Joshua Oppenheimer (i documentari THE ACT OF KILLING e THE LOOK OF SILENCE afferenti il genocidio indonesiano degli anni ’60), mette di fronte alla telecamera vittime e carnefici. Nessun confronto tra le due parti, bensì un’alternanza costante delle loro confessioni e rivelazioni estreme. Ad accentuare l’orrore delle loro storie, vengono accomunati solo dalla medesima maschera, in tela gialla che richiama alla memoria le pellicole horror con killer dal volto deturpato.
Questo è horror vero, che fa rabbrividire e gelare il sangue senza mostrare nulla, dove le parole pesano macigni e gli sguardi, a volte tristi altre senz’anima, finiranno per oltre passare la videocamera. Un madre racconta il rapimento nella notte dei suoi figli, ritrovandoli dopo mesi, defunti e carbonizzati in una fossa comune con altre cento vittime. Un ragazzo coraggioso alla ricerca dei fratelli rapiti anch’essi da un cartello, si finge uno spacciatore per cercarli ma finirà solo per rischiare la vita. Due serial killer minorenni raccontano le varie fasi di reclutamento del cartello, i loro primi omicidi e le torture selvagge inflitte alle loro vittime. Un poliziotto svela il marcio che si annida nella polizia messicana corrotta ed al servizio dei cartelli. Queste ed altre scioccanti ed aberranti interviste di persone senza volto, vittime, carnefici o spettatori inermi di un cancro del male, o del diavolo come citato nel titolo, destinato a logorare in maniera indelebile un paese imprigionato in un inferno di morte e dolore. Per citare un militare intervistato, la giustizia in Messico ad oggi è mantenere l’equilibrio tra i cartelli, perché debellarli appare impossibile. Le pause tra un’intervista e l’altra sono dei momenti necessari per prendere fiato, mentre vengono mostrate croci, bambini con la maschera di tela ed i terreni delle macabre fosse comuni. Di tutti solo una madre, la quale aveva finito assieme ad altri per bagnare l’inquietante maschera, con le proprie lacrime di dolore, avrà il coraggio di togliersela nel finale. Spesso si legge che gli occhi sono lo specchio dell’anima. Questa volta l’anima è svuotata, smarrita e privata a volte di umanità. Uno sguardo, sia dei parenti dei desaparecidos che dei giovani sicari del cartello, che gelerà sicuramente la vostra di anima! Documentario superlativo destinato a diventare un must assoluto del genere! VALUTAZIONE 10/10

 

H.E.

 

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