LAISSEZ BRONZER LES CADAVRES (Let the Corpses Tan) del 2017 di Hélène Cattet & Bruno Forzani

L’amore per il cinema italico vintage del duo Hélène Cattet & Bruno Forzani, dopo i neo-gialli ‘Amer’ e ‘The Strange Color of Your Body’s Tears’ (oltre a numerosi cortometraggi), questa volta si supera, in quanto amplia i propri orizzonti su generi polizieschi e western dell’epoca d’oro del nostro cinema. ‘Django’, ‘Il buono, il brutto, il cattivo’, ‘Cani Arrabbiati’, ‘Tutti i colori del buio’, ‘il grande racket’, ‘Da uomo a uomo’, ‘Chi l’ha vista morire?’ e tantissimi altri capolavori del nostro cinema ma non solo, perché questa volta il raggio di influenze e di citazioni eccelse abbraccia anche il cinema di Sam Peckinpah, per quanto concerne l’anima western, e quello più weird e mai dimenticato di Luis Buñuel. Questo nuovo film meriterebbe un libro intero con almeno 500 pagine per la raccolta e la descrizione, fotogramma per fotogramma, più che sensazionale dell’immenso artistico e culturale lavoro del duo belga, probabilmente la loro opera più matura, di qualità e tecnicamente migliore.
Ogni estate, Luce, un’eccentrica pittrice cinquantenne, trascorre il suo tempo in una piccola e isolata cittadina, che giace in rovina nel sud della Francia (o Corsica), circondata da ospiti eccentrici. Questa estate, questi ospiti sono Max Bernier, una vecchia fiamma, autore e alcolista, un avvocato di nome Bisorgueil e tre suoi amici che non ha ancora incontrato: Rhino, Gros e Alex. Dopo aver finito i loro acquisti in città, questi tre sconosciuti attaccano un camion blindato e fanno loro 250 kg d’oro. Tornano poi da Luce, contando su di lei per nasconderli fino alla fine dell’estate. Ma l’imprevedibilità degli eventi, trasformerà in un attimo la casa di Luce ed i suoi dintorni in un campo di battaglia senza esclusione di colpi …..
La novità rispetto ai lavori precedenti del duo è rappresentato dalla base del film, ovvero di una trama di base ben chiara e consolidata da dialoghi ripreso dal cinema eurocrime anni ’70 (con tanto di Maserati Ghibli) e spaghetti western. Ambientato lungo 24 ore, con alcuni piccoli salti temporali necessari per visionare (e godere) delle sparatorie da angoli diversi, spesso scivola dolcemente in flashback degni del miglior trip lisergico, con sequenze erotiche che mescolano latte materno, champagne, sangue, urina e sudore, utilizzando effetti artificiosi e colorati eccentrici e vintage magnetici e stupefacenti. I sogni ad occhi aperti dei personaggi coinvolti ci permette di rimanere più volte a bocca aperta, con sparatorie fittizie che lacerano i vestiti, stelle create da esplosioni improvvise e sequenze laviche che coinvolgono il tanto adorato e desiderato oro. Il cambio di ambientazioni improvvise, tra il caldo assolato degno di ‘Cani Arrabbiati’ di Bava e la pioggia improvvisa che mescola pissing e sudore al sangue cerato, rappresenta uno degli apici della pellicola, dove i corpi si trasformeranno alla fine in cadaveri abbronzati, come riporta il titolo, abbracciati dalla morte, la quale non appare con falce e martello, ma con una erotica ed accattivante figura femminile senza volto. Impossibile non amare alla prima visione questo folgorante bignami della storia del cinema del secolo scorso, capace di coniugare originalità, estetica, amore, morte e passione infinita per centinaia di lavori raramente riconosciuti come capolavori, ma che hanno influenzato decine di registi moderni. Opera straordinaria adorata dal primo all’ultimo secondo, dove l’unico rammarico rimane la mancata visione sul grande schermo (per ora). Imperdibile! VALUTAZIONE 9,5/10

 

H.E.