LAKE MUNGO (2008) di Joel Anderson

Mockumentary (falso documentario), è un genere cinematografico che raramente ha colpito nel segno.
‘THE POUGHKEEPSIE TAPE’, ‘THE CONSPIRACY ‘, ‘WISCONSIN DEATH TRIP’, ‘POPULATION ZERO’ e questo ‘LAKE MUNGO’, film d’esordio (a tutt’oggi anche l’unico) dell’australiano Joel Anderson, sono tra quelli più ‘celebri’ ed in grado di stupire e scioccare quasi quanto un documentario vero e proprio, nonostante siano basati su elementi fittizi e costruiti a tavolino, attraverso l’uso di telecamere a mano, riprese di cellulari ed interviste.
Australia. La sedicenne Alice Palmer annega in una diga locale. Dopo il ritrovamento del suo corpo in fondo al laghetto, la famiglia di Alice vive una serie di eventi strani e inspiegabili all’interno della propria abitazione. I Palmer cercano l’aiuto del parapsicologo e medium Ray Kemeny per chiarire questi eventi misteriosi. Il fratello Mathew scopre la figura del fantasma dei Alice in alcuni video notturni ed in varie foto la figura della sorella defunta. Successivamente si scopre che Alice ha condotto una doppia, o meglio tripla, vita. Al Lake Mungo, un luogo inospitale e quasi alieno che prende il nome da un enorme lago prosciugato sito nel Nuovo Galles del Sud, emergerà il passato segreto, oscuro e terrificante di Alice…….
Già dal cognome di lynchiana memoria, Palmer, di Alice e della sua famiglia, si preannuncia una visione interessante. A rischio però dopo i primi quaranta minuti, in quanto prima viene abilmente costruita una ghost story moderna, artificiale ma efficace nell’incutere timore e graffiare quanto basta l’interesse dello spettatore, poi demolita attraverso una spiegazione razionale e creata solo per amore fraterno e nei confronti dei propri genitori da parte di Mathew. Poi la svolta, estrema ed improvvisa, che vira su terreni inizialmente inattesi, che fondono trame e segreti oscuri con l’orrore primordiale di ogni persona legato alla propria morte. Un puzzle di generi e situazioni shock che si incastra alla perfezione proprio nei secondi quaranta minuti della pellicola. Ad accomunare la prima e la seconda parte del film, oltre ad una fotografia costantemente plumbea, grigia e color seppia, la figura defunta di Alice, terrificante, inquietante e triste allo stesso tempo.
Il fascino principale di questo mockumentary è non volere a tutti i costi spaventare lo spettatore, in quanto preferisce lavorarlo ai fianchi, incuriosendolo e logorando le sue certezze minuto dopo minuto, affiancando verità e fantasie horror, unendole tra loro egregiamente in maniera misurata e senza mai avere la necessità di jumpscares assurdi (tanto cari agli appassionati di horror commerciali) o visioni limpide delle innumerevoli e scioccanti rivelazioni svelate nella seconda parte. Vengono così lasciate le molteplici considerazioni personali sulla vicenda, sul dramma familiare vissuto dai Palmer e sulla stessa personalità fragile e controversa di Alice, solo ed unicamente allo spettatore, il quale a sua volta finirà, pur consapevole che si tratti di un falso documentario, per porsi inevitabili domande sulla morte e le sue conseguenze, su chi è morto, su chi ha provato dolore per la perdita familiare come in questo caso e su quanto si conosca veramente una persona, familiare o amico perduto.
Un dramma horror e sovrannaturale unico nel suo genere! Imperdibile! VALUTAZIONE 9/10

 

H.E.