LEAVING LAS VEGAS (VIA DA LAS VEGAS) del 1995 di Mike Figgis

LEAVING LAS VEGAS, tratto dall’omonimo romanzo di John O’Brien (morto sucida a soli 34 anni nel 1994, un anno prima dell’uscita del film), rappresenta ancora oggi il miglior film sull’alcolismo mai realizzato fino ad ora. Privo di tavole rotonde, emblema degli alcolisti anonimi, di buonismo e inni alla moralità banali, il film mette a fuoco il mondo autodistruttivo di un alcolista puro e destinato all’autodistruzione, interpretato in maniera superlativa e strabiliante da un Nicolas Cage perfettamente calato nel ruolo del funambolo dell’alcol Ben. Se Las Vegas, città del vizio e del peccato per eccellenza, rappresenta al meglio la cornice oscura e demoniaca di questa storia, la parte romantica e sentimentale della vicenda troverà nell’angelica (lontana però dall’essere una santa), Elisabeth Shue nei panni di Sera, perfetta nel dosare la discesa agli inferi di Ben, anima gemella sinistra e sofferente ma incredibilmente compatibile con la sua. Ben Sanderson, uno sceneggiatore di Hollywood alcolizzato che ha perso tutto, famiglia e lavoro, a causa del suo bere, arriva a Las Vegas per bere senza sosta fino alla morte. Lì, incontra e stringe una difficile amicizia romantica con la prostituta Sera. Tra i due inizia così un complicato ma magnetico rapporto sentimentale ….Caratterizzato da atmosfere neo noir, perennemente deprimenti e opprimenti, dove la colonna sonora da piano bar giocherà un ruolo fondamentale per enfatizzare il rapporto faticoso tra i due protagonisti, LEAVING LAS VEGAS deve il suo enorme successo di critica (e solo successivamente alla sua uscita di pubblico), principalmente, come anticipato in precedenza, alla devastante ed incredibilmente realistica prova di Cage, bravo nel scatenare continue risate nervose allo spettatore quanto nel catapultarlo pesantemente nella sua sofferenza psicologica. Questa però non priverà il suo personaggio di lucide e amare riflessioni sulla sua anima gemella e soprattutto sulla sua condizione di alcolista. Sensazionale poi che in tutto il film l’unico ‘alimento’ che vedremo finire nello stomaco di Ben sarà un cubetto di ghiaccio, al contrario degli esagerati litri di alcolici che ne deturperanno anima e corpo. Se le storie dure e crude dei due protagonisti lascerà continuamente amaro in bocca, una più esplicita (Sera) l’altra più criptica (Ben), il loro rapporto rasenterà una strana perfezione di intenti e di ricerca verso una salvezza che profuma di alcol e sconfitta sin da subito, Questo non contrasterà per nulla quella ricerca di felicità semplice basata sul rispetto e su regole contorte (‘non chiedermi mai di non bere) che finiranno per accompagnare uno dei due vero l’eden cercato in maniera estrema e dolorosa. VIA DA LAS VEGAS (titolo italiano) è divenuto nel tempo, meritatamente, un cult, per quanto concerne l’autodistruzione, con annesso degrado corporeo e mentale, a seguito dell’alcol (quasi un body horror) e sul romanticismo più vero, crudo e vicino alle amare realtà della vita quando si esce, senza possibilità di risalirci, dai binari della stessa. Un’opera lontana dagli sfarzosi e rassicuranti film hollywoodiani sull’amore e sull’essenza più pura, anche se negativa, sulla libertà dell’individuo, non costretto per forza di cose ad essere qualcuno, oltre a fotografare in maniera impietosa quanto amore e morte siano indissolubilmente legate e intrecciate tra loro! Unico!! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.

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