LITTLE FISH (2021) di Chad Hartigan

“Come è possibile costruire un futuro … se continui a dover ricostruire il passato?” Se questo film sia stato concepito pre o durante la pandemia di Covid 19, cambia poco. Riesce a specchiare, inesorabilmente, tutte le nostre paure, inquietudini e insicurezze che oramai da un anno (e più) a questa parte ci stanno condizionando e trasformando pesantemente per quanto concerne relazioni umane, affetti e stranamente … ricordi. Proprio questi sono al centro di questo nuovo e stupendo film inglese, forte di una profondità umana e psicologica che solo i grandi film riescono a fare, entrando di prepotenza nei nostri cuori e soprattutto nelle nostre anime. Mentre un virus, denominato N.I.A. e che porta alla perdita di memoria, dilaga, una coppia lotta per la sopravvivenza della loro relazione, prima che la malattia possa cancellare tutti i ricordi del loro amore. Emma e Jude provano con tutte le loro forze ad aggrapparsi ai ricordi, sempre più deboli, del loro amore e della loro storia passata. L’ultima speranza sarà un disperato atto d’amore, che rischierà di interrompere la loro relazione per sempre ….. In un clima apocalittico sinistramente vicino a quello attuale, finiamo per essere catapultati in una storia d’amore dove la disperazione e la paura della solitudine rischieranno di soffocare, assieme ai due protagonisti, anche noi spettatori, coinvolti in maniera viscerale con le vicissitudini sofferenti di Emma e Jude. La paura di rimanere soli andrà di pari passo con il terrore di essere dimenticati e pertanto di vedere svanita la nostra personalità ed in modo particolare la nostra storia vissuta, in quanto unica nell’averci distinto dagli altri. Un fusione sinistra tra COVID 19 e la tristemente nota demenza di Alzheimer, amplificata in questo caso dalla perdita di alcuni ricordi identitari e solo personali, come il corteggiamento e le affinità personali tipiche di una coppia. Un’opera ampiamente riuscita, grazie ad una regia elegante che mira a enfatizzare i timori sopra descritti e le prove dei due attori protagonisti (Olivia Cooke e Jack O’Connell), assolutamente strepitose, naturali ed incredibilmente intrecciate con quanto stiamo vivendo ora, mirando a dare un’importanza spesso sottovalutata alle cose più importanti della nostra vita, ovvero il passato che ci ha portato ad essere quello che siamo. Se inizialmente il film appare una storia romantica che sa di già visto (‘Eternal Sunshine of the Spotless Mind’ su tutti), ben presto ci trascinerà su terreni inesplorati, nonostante un tema ampiamente narrato afferente le insicurezze umane al primo colpo di vento, in questo caso una pandemia invisibile ma letale, che costringe tutti a fermarsi per paura di non poter tornare nella propria casa, riflesso delle proprie origini familiari e affettive. I colpi di scena, sempre amari e tristi, non mancano, evitando inutili speranze e scivolando inesorabilmente, non poteva essere altrimenti viste le premesse, verso un finale che demolisce qualsiasi speranza. Un drama sci fi di altissimo livello e notevole spessore per quanto concerne contenuti e analisi contemporanea, destinato a lasciare un segno in questo nefasto 2021 (anche cinematografico). Più che consigliato!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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