LO SCAFANDRO E LA FARFALLA (Le scaphandre et le papillon) del 2007 di Julian Schnabel

Una delle ambizioni più ricercate dagli autori di una pellicola, è probabilmente suscitare emozioni profonde cercando di emulare, coinvolgendo quanto possibile lo spettatore, la realtà senza allontanarsi troppo da essa e filtrandola attraverso lo schermo. Pertanto, se il grande cinema equivale a grandi emozioni provocate su chi subisce prepotentemente il fascino della settima arte, LO SCAFANDRO E LA FARFALLA di Julian Schnabel ne rappresenta uno dei massimi vertici in assoluto. 
Il film, basato sull’omonimo romanzo autobiografico di Jean-Dominique Bauby uscito nel 1997 (quindi una storia verissima), finirà per trascinarci assieme al suo protagonista nel suo mondo ai confini della vita, basato principalmente, citando i suoi pensieri, sulle proprie memorie e sulla sue effervescenti fantasie, entrambe sviluppate in maniera esponenziale a causa di un tragico ed inaspettato evento nefasto della vita. <br>1995, Francia. Jean-Dominique Bauby, editore nel campo della moda, all’età di 43 anni subisce un ictus che prima lo manda in coma per tre settimane. Al suo risveglio Jean, pienamente cosciente, scopre di essere completamente paralizzato (colpito da quella che la medicina definisce la sindrome “locked-in”), esclusa solo la palpebra del suo occhio sinistro. Proprio questa diventerà la sua unica possibilità di comunicare con il mondo esterno, divenendo così la farfalla libera dallo scafandro del suo corpo paralizzato ………
Amore, paura, rimorsi, felicità e consapevolezza del valore immenso della vita, saranno solo alcuni dei cardini di questa incredibile storia, raccontata sempre in prima persona secondo la visione unica e sorprendente di Jade. Lo stupore nel vedere la forza unica del suo protagonista, associato alla sua incrollabile determinazione, ci trascineranno con forza, passione e commozione, in un mondo nuovo, spettacolare ed estremo, dove le sue debolezze, o consapevolezze di quelle sua vita precedente all’ictus, finiranno per toccare diversi nervi scoperti dello spettatore, incredulo nel dover visionare una storia così profonda e toccante. Ci sono diversi frangenti emotivamente devastanti e fortissimi lungo il corso della pellicola. Dalla scoperta della possibilità di comunicare solo con la palpebra sinistra, grazie alla bravissima fisioterapista, al confronto a distanza con il padre (un gigantesco Max von Sydow), dal rapporto con la ex moglie a quella con i suoi figli, senza dimenticare alcuni amici e conoscenti che determineranno pesantemente la direzione del suo libro autobiografico, scritto sotto dettatura della palpebra del suo occhio sinistro.
Una lezione di vita sorprendente, resa immensa grazie anche alla prova recitativa più unica che rara dell’attore francese Mathieu Amalric nei panni di Jean. 
LO SCAFANDRO E LA FARFALLA è cinema emotivamente devastante ed allo stesso tempo estremante gratificante, proprio perché illumina (anche sul tema delicato della disabilità), attraverso la visione solare dall’occhio sinistro di Jean, i veri motivi per i quali la vita deve essere vissuta …. imperfezioni, rimorsi e rimpianti compresi. Oltre il capolavoro!! VALUTAZIONE 5/5

H.E.