MARLINA THE MURDERER IN FOUR ACTS (2018) di Mouly Surya

Il cinema indonesiano rappresenta oramai una delle realtà asiatiche più brillanti ed originali del panorama estremo attuale. A dimostrazione di tale affermazione, ecco spuntare un rape&revenge anomalo e decisamente singolare, diviso, come si evince dal titolo, in quattro atti. Un’opera robusta che attinge a piene mani dalle atmosfere tanto care a noi italiani degli spaghetti western d’annata e spaziando continuamente dal thriller al ‘disturbing drama’, dal pulp al surreale, in maniera lenta ma costante, senza mai annoiare nemmeno per un secondo, nonostante i ritmi blandi e le rivelazioni sulla nostra protagonista svelate con il contagocce.

Entroterra indonesiano ai giorni nostri. Marlina è una povera donna rimasta vedova, alla quale sono rimasti solo una ventina di animali (galline, bovini e pecore) per tirare avanti. Markus, un mafiosettto locale, si presenta a casa di Marlina approfittando della sua situazione, pretendendo tutto il bestiame per sé e per la sua gang, i quali minacciano di abusare tutti sessualmente di Marlina. Quando Marlina sembra ormai arrendersi agli eventi nefasti che la stanno travolgendo, uccide Markus, decapitandolo, e quattro dei suoi scagnozzi. Marline, aiutata da una giovane vicina incinta, fugge con la testa di Markus, mentre sulle sue tracce si mettono due uomini fedeli al boss decapitato per vendicarlo …….

Mouly Surya è una giovane regista indonesiana evidentemente cresciuta a riso, spaghetti western e samurai movies. Le atmosfere polverose, le musiche (colonna sonora da paura) e gli scontri mortali non lasciano dubbi. Il tutto però viene abilmente arricchito da una qualità artistica moderna di altissimo livello, dove sguardi intensi alla Sergio Leone e Quentin Tarantino padroneggiano alla grande, come le lame nei gloriosi film di samurai, affilate e sempre pronte a tagliare teste. La forza del film non è certo il ritmo, blando ed in linea con tantissime pellicole del sud est asiatico, bensì risiede nelle rivelazioni sulla personalità forte della sua protagonista e soprattutto nella storia afferente suo passato, ricco quest’ultimo di colpi di scena amari che spiegheranno abilmente le sue gesta grottesche, apparentemente senza senso logico. Come tenere il marito defunto mummificato in salotto o portarsi la testa di Markus a spasso, richiamando alla lontana le gesta del leggendario Django di Corbucci e la bara al seguito impreziosita di mitragliatrice al suo interno. Se il film regala personaggi pittoreschi, singolari e poetici lungo lo strano percorso salvifico di Marline, il finale ne rappresenta incredibilmente l’apice, dove lo scontro finale eleva ancora di più questa pellicola a perla assoluta del cinema asiatico attuale. Questa è una pellicola talmente originale nella riuscita della fusione dei generi sopra citati, che ricorda vagamente (merito della grandiosa colonna sonora) le grandi pellicole del passato dei generi sopra citati pur non essendo, nemmeno lontanamente, uguale a nessuna. Probabilmente, distribuzione permettendo, ne sentiremo parlare a lungo in futuro di Marlina e delle sue gesta estreme! VALUTAZIONE 9/10

 

H.E.