MONDO CANE (1962) di Gualtiero Jacopetti, Paolo Cavara & Franco Prosperi

Tutti gli appassionati di ‘doc shock’ e horror estremi devono un pizzico di riconoscenza a MONDO CANE, punta di diamante e opera primaria del genere ‘Mondo Movie’, filone cinematografico a metà strada tra il documentario e la narrazione trash in voga negli anni ’60, 70 e ‘80, spesso in bilico tra verità e menzogna, sarcasmo e shock visivo.
MONDO CANE è un’opera osannata alla sua uscita ma ancora oggi criticata, sbeffeggiata e sminuita da gran parte della critica e addetti ai lavori, incapaci di cogliere il lavoro di mistificazione della realtà estrema e grottesca, da parte dei tre autori, del mondo occidentale e della sua visione sarcastica e denigratoria dei popoli asiatici e africani, oggetto, nella pellicola e nella realtà dell’epoca, di scherno e considerazioni ironiche talmente irreali e simpatiche da non prendersi troppo sul serio, nemmeno da parte dei suoi autori.
Per tutti gli amanti degli shockumentary e documentari estremi, MONDO CANE è un’opera da lodare ed ammirare ancora oggi, in quanto le basi di questo strano genere documentaristico e collage di abomini ha proprio in MONDO CANE il punto di riferimento assoluto e fonte primaria di ispirazione.
L’inizio mette subito in guardia, è proprio il caso di scriverlo, lo spettatore dell’epoca su cosa ci aspetta. Un cane arriva in un canile mentre gli altri cani abbaiano e lui viene preso a cali da un uomo …. sintesi perfetta per un titolo, MONDO CANE appunto, buono per tutte le stagioni ed ere dell’umanità. Inizia poi un collage di immagini e sequenze che ci trascinerà in giro per il mondo, naturalmente non tralasciando la madre patria dei tre registi. Si parte dalla statua dedicata a Rodolfo Valentino a Castellaneta, alle ‘fans’ femminili di Rossano Brazzi negli USA: Dalle spiagge in Nuova Guinea, con donne assetate di sesso che cacciano degli omuncoli del posto, a delle prosperose bionde in bikini che lusingano a distanza dei marinai americani nei pressi della Costa Azzurra.
Dopo questo inizio alquanto bizzarro, assisteremo a massacri di centinaia di maiali da parte di pseudo cannibali della comunità di ‘selvaggi’ di Chimbu in Nuova Guinea, una donna che ha perso il figlio e lo sostituisce con un maialino allattandolo al seno. Successivamente torneremo a seguire i cani e due mondi contrapposti che li adorano ma in maniera diversa. In California vedremo un cimitero di cani, mentre a Taiwan i migliori amici dell’uomo vengono macellati per diventare gustose pietanze locali. Seguiremo poi folli pratiche italiane di Roma con protagonisti dei pulcini colorati, per poi vedere starne pratiche giapponesi che coccolano con massaggi e birra dei bovini locali.
Come per i cani, vediamo due visioni differenti delle donne nel mondo. La prima in Nuova Guinea (nazione onnipresente nel documentario) con alcune donne ingozzate di mangiare e rinchiuse in piccole gabbi di peso, al fine di essere offerte, una volta raggiunto il peso di 120 kg, come mogli al dittatore del villaggio. Al contrario a Los Angeles delle donne sovrappeso sono costrette a massacrarsi in palestra per tornare agli antichi splendori di un tempo.
Dai vermi e altri animali esotici serviti come prelibatezze ad Honk Kong, assisteremo al giorno di San Domenico di Cucullo, con la statua del santo, e non solo, addobbata di decine di serpenti vivi.
Mentre a Nocera Terinese, il venerdì santo, i ‘battenti’ si picchiano le gambe con schegge di vetro e versano il loro sangue nelle strade prima della processione.
Dalla caccia agli squali in Malesia, ritorneremo di nuovo in Italia, per uno dei momenti culturali e visivamente macabri dell’opera. Nella cripta dei cappuccini prima e nell’isola tiberina a Roma, vedremo migliaia di ossa umane risalenti al 1600.
Dagli alcolizzati di Amburgo ad una sala massaggi di Singapore, i salti geografici non si fermano. visionando anziani destinati alla morte per sfinimento, a mattanze selvagge di animali per finire l’opera ritornando nuovamente in Nuova Guinea, meta probabilmente tra le più affascinati e mistiche per i registi nostrani.
Le immagini pulite, coloratissime, esotiche e stravanganti che alternano orrore a divertimento, a volte ricco di sarcasmo e cinismo, mostrano una visione del mondo dell’epoca singolare, facilmente condivisibile da buona parte della società occidentale più opulenta dell’epoca, desiderosa di dimostrare la propria superiorità, considerato che il colonialismo era oramai al tramonto (come vedremo in AFRICA ADDIO), nei confronti dei ‘popoli primitivi’, terminologia più volte ricorrente nelle opere di Prosperi e Jacopetti. Per approfondire i retroscena e le vicissitudini che portarono alla lavorazione di MONDO CANE, consiglio di recuperare ‘The Godfathers of Mondo’ di David Gregory, una pellicola unica che scava a fondo nel genere ‘Mondo Movie’, attraverso numerose interviste dei registi Prosperi e Jacopetti, oltre a tantissimi altri artefici del genere sopra citato, come Riz Orolani, l’autore di colonne sonore indimenticabili, di mondo movie e non solo (CANNIBAL HOLOCAUST su tutte).
Un’opera fondamentale oggi come allora, perché come 56 anni fa viviamo tutti … in un MONDO CANE!
VALUTAZIONE 10/10

 

H.E.