MOON (2009) di Duncan Jones

 In un periodo storico faticoso e povero di idee per il cinema sci fi, Duncan Jones, figlio del ‘duca bianco’ David Bowie, sforna una pellicola onirica, straniante, drammatica ed emotivamente importante, forte di riferimenti sociologici in stile anni ’70 e di una critica graffiante e sempre attuali alle multinazionali, sempre affamate di nuove risorse energetiche.
Luna. Da tre anni Sam Bell, supportato dalla presenza della A.I. Gentry, lavora da solo nella base lunare di proprietà della LUNAR, una società che sfrutta i raggi del sole riflessi sulla luna per trasformare questa energia in ‘elio 3’ e permettere così alla terra un’energia pulita e senza limiti, dopo decenni di sofferenza vissuti per la carenza di nuove fonti energetiche. Sam, prossimo al ritorno a casa dalla sua famiglia, due settimane prima del suo ritorno sulla terra dalla sua famiglia, inizia però a soffrire di allucinazioni. Proprio una di queste gli causa un incidente quasi mortale, che finirà per scatenare una serie di misteriosi eventi che metteranno in discussione non solo la sua missione ma anche la sua stessa natura umana ……..<br>Ritmi lenti ma mai noiosi, ambientazioni lunari asettiche e privi di umanità, un’intelligenza artificiale innovativa, non solo per l’utilizzo simpatico della faccine emoticon, un uomo costretto a riconsiderare molto violentemente la propria esistenza e vita, a seguito di un evento scioccante che avviene quasi naturalmente, ovvero la presenza di un uomo uguale a lui ma con alcune piccole differenze, legate ad una esperienza di vita debitrice di tre lunghi anni di solitudine forzata. Per i più navigati di pellicole e romanzi sci fi la scoperta che avverrà nella seconda parte sembrerà abbastanza prevedibile. Non sarà questa la vera forza del film, bensì la ricerca ossessiva del alto più umano, sensibile e meno automatizzato da parte di Sam (e del suo doppio), forte di un spiraglio di emozioni umane tanto desiderato quanto magnetico. Se l’uomo da sempre ha alzato il suo sguardo verso il cielo alla ricerca di risposte, questa volta, una delle parti più geniali della pellicola, quello sguardo è rivolto per la prima volta verso quel pianeta azzurro portatrice di quella verità assoluta negata per una buona causa, o almeno secondo la cinica e spietata LUNAR. Un film drammatico che grazie anche ai simpatici siparietti tra Sam e ‘Gentry’, l’intelligenza artificiale, finiranno per stemperare la tensione ma mostrare un lato quasi materno della seconda sul primo, distanziandosi di parecchio da quella più celebre presente nel leggendario 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO. Isolamento, ansia, paura e consapevolezza dei propri limiti, saranno situazioni ed emozioni che faranno capolino più volte, destinando alla seconda parte le emozioni più forti degne dei migliori film drammatici, mostrando un lato umano e psicologicamente rivelante spesso tralasciato nel cinema fantascientifico più recente. A rendere credibile il tutto, oltre all’ottima regia di Jones (sua opera prima) ed alle emozionanti musiche di Clint Marshall, va elogiata la poderosa prova recitativa di Sam Rockwell nei panni del protagonista Sam Bell, eccezionale nel rapportarsi con se stesso in maniera multipla e psicologicamente stratificata, mostrando in un momento di difficoltà estrema un istinto di sopravvivenza reso enorme proprio da quegli affetti familiari che qualcuno ha cercato di rendere asettici e automatici. Eccezionale anche il suo supporto artificiale ‘Gentry’, reso efficace e brillante grazie al doppiaggio (originale) da parte di Kevin Spacey.
MOON non è solo un omaggio continuo a cinema sci fi più intimo e riflessivo di fine anni ’60 e decennio successivo ’70, dove le opere più celebri di quel periodo sono ampiamente citate, bensì pone una riflessione obbligata da parte dell’uomo sul proprio futuro. Nello specifico da Dolly in poi (la celebre pecora clonata), sulla fame divoratrice di nuovi mondi e terreni da inquinare (in questo caso la luna) e l’impossibilità di replicare quelle emozioni umane che permettono ad ogni persona di essere portatrice di una personalità, anche se imperfetta, unica ed inimitabile. Un film sci fi originale e unico nel panorama attuale, capace di coniugare emozioni forti, spesso destinate al altri generi, con riflessioni sul nostro futuro preoccupanti, amare e inquietanti sui confini spesso oltrepassati dall’uomo in nome del dio denaro e di una scienza asservita ad esso. Capolavoro vero! VALUTAZIONE 5/5

H.E.