MURDER DEATH KOREATOWN (2020)

L’horror in salsa ‘found footage’ è oramai morto, anzi … no! Ad alimentare questo filone, che nel nuovo millennio (più o meno da The Blair Witch Project in poi) ha regalato diverse perle estreme, ecco un (fasullo, ovviamente) ritrovamento di un filmato perduto creato da un ragazzo, residente nel quartiere di Koreatown a LA, ossessionato da un omicidio avvenuto in un appartamento vicino al suo. Per rendere credibile un filmato ritrovato, non basta scriverlo nella promozione del film oppure non indicare il regista (in teoria sconosciuto), soprattutto se si tratta di un low budget girato in maniera confusa, frenetica e strampalata. Sarà la storia nella storia, attraverso un puzzle labirintico sempre più nitido e dove i diversi elementi presentati si intrecceranno inevitabilmente tra loro, a rendere interessante e notevole questo film. Un progetto riuscito che, partendo da un omicidio brutale (una donna dopo aver ucciso il marito, entrambi coreani, tenta la fuga ma viene arrestata davanti ad un misterioso garage) che si insinua nella mente del suo protagonista (vedremo il suo volto solo nel finale) attraverso sette (rigorosamente coreane), fantasmi, barboni veggenti, profeti, suicidi inspiegabili e frasi scritte su muri (e poltrone per strada) in coreano che secondo lui sono terribili messaggi di sventura e di morte diretti a lui. Tensione confusa inizialmente ma che crescerà vertiginosamente man mano che si avanza nella storia, fino ad un epilogo finale sempre più agghiacciante teso a mettere in discussione certezze ed allo stesso tempo ipotetiche paranoie e ossessione del vlogger di turno. Un piccolo film forte di una sceneggiatura congeniale e funzionale allo filone ‘found footage’ e in POV, reso ancora più inquietante da una regia amatoriale solo in apparenza, la quale sembra invece opera di un regista horror navigato che sa bene come accendere la curiosità dello spettatore e colpire nel segno quando serve. MURDER DEATH KOREATOWN, pur rimanendo lontano da pellicole cult di questo sotto genere horror come NOROI, LAKE MUNGO o EXHIBIT A (dove il terrore e lo shock non era per nulla lesinato), fa centro, rivelandosi un prodotto di tutto rispetto ed assai meritevole di visione. Un horror psicologico urbano veramente niente male!! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.

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