NO COUNTRY FOR OLD MEN (Non è un paese per vecchi) del 2007 di Joel & Ethan Coen

‘Non sei obbligato a farlo” Dicono tutti la stessa cosa’ 😀 Dopo una serie di fortunate commedie grottesche, tra le quali spicca il sublime IL GRANDE LEBOWSKI, i fratelli Coen ritornano alle origini, del loro primo lungometraggio BLOOD SIMPLE, con una pellicola ruvida e violenta, ambientata sul polveroso, soleggiato e insanguinato confine tra Texas e Messico. Un western moderno, tratto da un romanzo di Cormac McCarthy, dove si trovano a loro agio personaggi malvagi (il sicario interpretato da un ispirato Javier Bardem sembra partorito da un film di spionaggio degli anni ’60), altri desiderosi di non gettare al vento l’occasione della vita, ed infine chi si trova oramai sul viale del tramonto e finendo per trovarsi maledettamente inadeguato con la violenza esasperata che lo circonda. 1980, Texas. Llewelyn Moss, saldatore e veterano del Vietnam, sta cacciando antilopi selvatici lungo il confine tra Messico e Stati Uniti. Senza volerlo si trova nel posto luogo di un regolamento di conti tra narcotrafficanti. In mezzo ad un cumulo di cadaveri trova una valigetta piena di soldi. Senza pensarci più di tanto decide di tenersela, per sé e per la sua giovane moglie. Llewelyn a causa di questa scelta finisce per cacciarsi in un mare di guai. Una grossa organizzazione criminale che opera tra America e Messico ha messo sulle sue tracce un feroce sicario che risponde al nome di Anton Chigurh, un killer psicopatico armato di pistola ad aria compressa (usata nella macellazione di bovini e suini). Sulle tracce di Llewelyn vi è anche Tom Bell, anziano poliziotto di contena prossimo alla pensione e reduce della seconda guerra mondiale. Tom, mosso da un codice d’onore vecchio di generazioni e da radicati sensi di colpa, prova a trovare prima Moss degli spietati criminali di frontiera ……Un film asciutto, senza fronzoli e scarno nelle rappresentazioni di estrema violenza mostrate in maniera magistrale e rese grandiose da una fotografia ad ampio respiro, grazie alle ambientazioni texane anni ’80, maledettamente congeniali per questo thriller mozzafiato. Non solo le esecuzioni beffarde e macabre di Anton ci cattureranno alla grande ma anche sparatorie in puro stile western, dove la calma e la tensione che le precedono finisce per diventare migliore anche dello scontro stesso. Un esempio su tutti è lo scontro al motel tra Moss e Anton, esaltato da un’attesa snervante ed esploso poi grazie al geniale modo del sicario con il caschetto di aprire le porte. Se l’avidità genuina di uno muove le sue gesta, l’ossessione di regole non scritte, spesso incomprensibili, di uno spietato killer senza scrupoli, troviamo sullo sfondo un uomo stanco di una vita che odora di morte come lo sceriffo Tom (un sempre eccellente Tommy Lee Jones), consapevole di essere sempre più inadatto in un ruolo che lo vede fronteggiare ad armi impari la lotta con la criminalità di confine. Un figura quasi mediatrice, nonostante non si scontri mai con loro, tra il cacciatore Anton e la preda Moss, forte di dolorosi ricordi, sogni poco rassicuranti e un presente che profuma oramai di passato. Un deciso noir estremo in salsa western, che non rinnega completamente lo stile e il cinema più grottesco che reso celebri i fratelli Coen. Tra dialoghi pulp (quello tra Anton e Carson/Woody Harrelson è fenomenale), il personaggio di Anton (forza trascinate di tutta la pellicola) e azioni estreme immaginate e mai viste (quella del finale, decisiva è lasciata praticamente in mano allo spettatore). Oltre a questo, come tantissimi altri lavori dei due fratelli registi, l’ultimo atto scivola via in maniera meno esplosiva rispetto a quanto visionato in precedenza, quasi a rendere più umano, reale e meno cinematografica la storia narrata. Un grande film che, oltre a quanto sopra descritto, ha dalla sua uno dei titoli più incisivi e accattivanti della storia del cinema recente. VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.

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