NUEVO ORDEN (NEW ORDER) del 2020 di Michel Franco

L’ultimo lungometraggio del regista messicano Michel Franco (Después de Lucía, Chronic) è un’opera interessante e di difficile catalogazione, nel quale sono mostrate le differenza sociali, del paese centro americano ovviamente, attraverso un’analisi non convenzionale, dove la distinzione tra ‘buoni’ e ‘cattivi’ è (in linea con la loro e mondiale contemporaneità disastrata causa Covid-19 e quindi priva di certezze assolute) compromessa e assolutamente indefinibile, come poteva avvenire nella seconda metà del secolo scorso. Cardine e cuore pulsante di tutto la violenza, caratteristica oramai dominante del Messico, dove politica, finanza e potere rappresentano un tutt’uno con corruzione e malavita, destinata quest’ultima a prendere sempre e comunque il sopravvento su giustizia, legalità e onesta, chimera utopica destinata a non trovare terreno fertile nel difficile mondo descritto e rappresentato da Franco. In un prossimo, non troppo lontano, futuro, una rivolta popolare a Città del Messico interrompe un matrimonio celebrato a casa di una famiglia benestante e ben introdotta nel tessuto finanziario e politico del paese centro americano. Dopo che i disordini sono parzialmente repressi, scoprono che la sposa è scomparsa e chiedono ai militari di aiutarla a localizzarla ……. La storia insegna. Le rivoluzioni violente e dal basso hanno sempre portato alla fine del caos un nuovo ordine, con solo un cambio di persone nelle stanze dei bottoni, illudendo il popolo di fantomatici cambiamenti destinati a diventare fumose utopie in brevissimo tempo. In questo contesto siamo al cospetto di una indefinita rivoluzione popolare che usa la violenza estrema (che rispecchiamo al meglio quelle dei Narcos nei confronti della polizia, dei rivali o dei civili a loro ‘disobbedienti’), simboleggiata da una vernice verde, per ristabilire quel nuovo ordine abilmente sintetizzato dal regista nel titolo e più volte rimarcato nel corso della pellicola. A farne le spese saranno da una parte chi fra i ricchi vuole veramente aiutare i più deboli (Marianne) e tra chi, un ex dipendente del padre di Marianne che necessita di soldi per salvare la moglie malata, una domestica e suo figlio, finiranno nel tritacarne tra esercito e guerriglieri avidi di denaro e potere. Tra stupri, torture inenarrabili, omicidi gratuiti e violenze inaudite, la cornice di questa nuova lotta sociale (che di sociale ha poco o nulla) avvolge inesorabilmente e brutalmente un caos dove saranno sempre gli ultimi e i più deboli, o chi cercherà la via dell’onestà, a farne le spese o diventare capro espiatorio per salvare la faccia di qualcuno altro. Un film che corre veloce e che finirà per aver come grosso difetto solo la difficoltà di provare empatia o immedesimazione per qualcuno dei protagonisti principali, compresa Marianne, ingenua e caritatevole nel momento meno opportuno, pagandone così le conseguenze per i peccati dei suoi avidi genitori benestanti. Tra i due litiganti (politica e popolo rivoluzionario) spesso il terzo (l’esercito) gode, finendo per racchiudere nel proprio cesto le mele marce più scaltre e viscide pronte a uccidere per sete di potere o semplice istinto di sopravvivenza sociale. Un film scomodo, poco accattivante ma forte di un’analisi poco convenzionale sul capitalismo moderno, sulla pochezza di ideali e prospettive di chi parte dal basso e di un potere militare attratto sempre più dal desiderio di fagocitare tutto, come la storia contemporanea continua ad insegnare, sotto il proprio futile dominio. Un film amaro, tosto e vicinissimo alla realtà attuale … non solo messicana! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.

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