ONE CHILD NATION (2019) di Nanfu Wang & Jialing Zhang

Nel 1979 la Repubblica Popolare cinese, a seguito della crescita demografica per portò il paese a superare il miliardo di persone, istituì la ‘politica del figlio unico’, attraverso una ‘pianificazione familiare’ che vide nel partito comunista il suo artefice e punto di riferimento per apparati del regime trasformati in macchine di guerra contro il popolo stesso. Una politica che iniziò in maniera capillare a partire dal 1982, grazie ad una massiccia propaganda, non solo attraverso i mass media ma anche con inquietanti minacce lungo i muri di tutte le città cinesi, l’introduzione di questa legge nella costituzione nel 1982 e l’istituzione di un gruppo nutrito di donne destinate a trasformarsi da levatrici in macchine per aborti, sterilizzazioni e omicidi di neonati. Nanfu Wang, una ragazza cinese emigrata negli USA e divenuta una bravissima regista di documentari, torna nel suo paese natale in Cina per scoperchiare un vero vaso di pandora dell’orrore, durato fino al 2015, anno dell’abrogazione dell’allucinante legge sopra citata, creata, secondo i mandanti ed esecutori, per il bene della nazione e sua sopravvivenza. Nanfu, fu una delle pochissime della sua generazione a d avere un fratello minore. Un evento che sconvolse parecchio la sua famiglia, lei e anche il fratello stesso. Questo incredibile documentario di denuncia inizia raccontando la storia di Nanfu, ora divenuta anche lei madre, per poi scavare a fondo negli anni ’80 e ’90, mostrando orrori e abomini impensabili per una nazione non in un guerra. Nanfu intervisterà nella prima mezz’ora del documentario i suoi familiari, l’ex capo villaggio e la sua levatrice al fine di far conoscere cosa ha rappresentato la politica succitata. Proprio il racconto della sua levatrice ci trascinerà in un pozzo nero di disumanità disarmante. La donna, ora ottantaquattrenne, confesserà di aver fatto sterilizzare e abortire (anche al nono mese di gravidanza) migliaia di donne per decenni, quasi sempre con la forza. Per cercare di scacciare i demoni che la tormentano, dal 2015, con il cambio di legge che incentivò le famiglie ad avere il secondo figlio (eh …quando si resero conto che i giovani erano calati drasticamente) la donna si è trasformata in una consulente per la fertilità. Da qua in poi Hanfu e poi successivamente Longlan Stuy, una donna americana di origini cinesi, che adottò tre bambine di un orfanotrofio cinese, assieme al marito di quest’ultima, ci portano sempre più in profondità di questi decenni bui della Repubblica popolare cinese. Tra aneddoti di centinaia di bambini abbandonati al mercato, e lasciati morire per l’indifferenza e paura del regime dalla gente comune, al traffico scellerato di bambini, ad un artista che fotografò centinaia di feti (uno sarò raccolto e conservato in un teca per mostrarlo al mondo ed alle generazioni cinesi future) e realizzò diverse opere a tema per scuotere le coscienze del suo paese, il documentario ci porta lungo un percorso di rabbia, dolore e racconti devastanti, che troveranno nel finale (grazie ad un giornalista bandito dalla Cina e la ricerca tramite DNA di due gemelline separate nei primi anni 2000) il suo apice del terrore e della commozione più triste. ONE CHILD NATION è un documentario illuminante su una politica scellerata e aberrante attuata dal governo cinese ma eseguita da persone non esenti da colpe, che purtroppo, come assisteremo impotenti durante la visione, non potevano non eseguire gli ordini imposti dal partito comunista cinese. Un olocausto silenzioso e giustificato per decenni, che merita di essere giustamente scoperto anche fuori dai confini cinesi. Documentario duro da digerire ma assolutamente necessario! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.