PARADISE LOST: The Child Murders at Robin Hood Hills (1996) di Joe Berlinger & Bruce Sinofsky


Primo capitolo della trilogia PARADISE LOST, ad opera di Joe Berlinger e Bruce Sinofsky, dedicato ai ‘tre di West Memphis’ e che segue l’iter processuale che portò alla loro condanna di un triplice omicidio divenuto celebre in tutto il mondo.
Il 6 maggio 1993, i corpi mutilati di tre ragazzini di 8 anni di West Memphis, in Arkansas, furono ritrovati presso piccolo torrente adiacente alle Robin Hood Hills. 
La comunità, politicamente conservatrice e fortemente evangelica cristiana, chiede giustizia a gran voce e per l’omicidio vengono indagati tre adolescenti del posto, Jessie Misskelley, Damien Echols e Jason Baldwin (divenuti celebri in tutto il mondo come i tre di West Memphis), accusati di essere seguaci di una setta satanica. Tutto nasce da una confessione forzata ai danni di Jessie, un ragazzo ancora minorenne che da quanto visionato nel corso del documentario mostra evidenti disturbi e problemi mentali. Il documentario segue passo dopo passo i due processi a carico dei tre adolescenti. Il primo a carico di Jessie ed il secondo a Damien e Jason, alternando interviste ai parenti delle vittime e dei tre ragazzi accusati. In particolare la lente d’ingrandimento finirà per puntare, da parte dell’accusa, in maniera insistente e decisa la sua luce su Damien Echols (divenuto padre mentre era sotto processo), l’unico maggiorenne dei tre, appassionato di musica heavy metal, in particolar modo dei Metallica (e proprio per questo la colonna sarà composta solo da loro canzoni) e della religione Wicca. Proprio per questo ultimo motivo la connessione tra occultismo e sacrificio umano sarà inevitabile per l’accusa, desiderosa di chiudere quanto prima il caso, mettere in carcere l’uomo nero Damien e tranquillizzare quanto prima la comunità bigotta e giustizialista di West Memphis. <br>Il secondo processo, ai danni di Damien e Jason, appare sin da subito surreale, in quanto l’inconsistenza delle prove (alterate da un’inadeguata capacità della polizia di evitare l’inquinamento delle prove nel luogo di ritrovamento dei corpi) e l’utilizzo errato delle foto dei tre corpi dei bambini assassinati (dove la certezza del rito satanico fu assoluta certa a prima vista), finirono per stravolgere completamente le accuse, rivelatesi negli anni successivi infondate, ai danni dei tre adolescenti. 
150 minuti di angoscia, incredulità e tensione, che sin dai primi minuti ci mette al tappeto mostrando senza censura i corpi dei tre bambini nudi e inermi nei pressi del torrente sopra citato. 
Non meno scioccanti le foto afferenti la mutilazione del pene di uno tre, divenuta punto focale del processo e come vedremo nei solo nei documentari successivi di Joe Berlinger e Bruce Sinofsky sarà rivalutata sotto un’altra luce, non più quella del rito satanico. La mezz’ora finale, che anticipa il verdetto finale ai danni di Damien e Jason, regalerà non poche emozioni contrastanti, in quanto sul banco degli imputati della difesa finirà John Mark Byers, patrigno di uno dei tre ragazzi uccisi, possessore di un coltello nel quale sarà ritrovato del sangue compatibile con quello delle vittime. Nonostante questo, non ci sarà nessuna accusa nei suoi confronti.
Il primo capitolo della trilogia PARADISE LOST è senza dubbio uno dei migliori documentari degli anni ’90, utile per aprire quel vaso di pandora d’ignoranza bigotta americana, finendo per dar vita ad un’ondata nell’opinione pubblica americana che da lì in poi finirà per diventare inarrestabile, affiancando con forza i tre ragazzi di West Memphis, per una storia di (in)giustizia unica e maledetta che vedrà solo negli anni 200 il suo epilogo finale. VALUTAZIONE 4/5

H.E.