PARLA CON LEI (Hable con ella) del 2002 di Pedro Almodóvar

L’estremo secondo Almodóvar, regista spagnolo mai banale, bravissimo come sempre a coniugare sentimenti così diversi come l’amore carnale e la morte, o presunta tale, mostrandone la loro natura più fragile, profonda e nascosta dalla superficie delle ‘buone maniere’. Una duplice storia spagnola intrecciata fino all’estremo e caratterizzata dalla solitudine, quest’ultima filo conduttore onnipresente tra i diversi protagonisti di questa opera, ispirata da una storia vera, pluripremiata dalla critica di tutto il mondo.
Durante uno spettacolo teatrale di Pina Bausch, in platea, seduti vicini per caso, si trovano il giovane infermiere Benigno e lo scrittore Marco. Mesi dopo si incontrano di nuovo a El Bosque, la clinica dove Benigno lavora. Nel frattempo Marco incontra una torera e se ne innamora. Lydia, la torera, è caduta in coma per un incidente durante una corrida. Benigno, invece, si occupa di Alicia, una giovane studentessa di danza anch’essa in coma, da anni. Nasce una intensa amicizia tra due, interrotta però da una serie di eventi tragici e sconvolgenti, che finiranno per segnare irrimediabilmente il destino di entrambi ….<br> Passare dal melodramma alla tragedia è un attimo. Non per Almodóvar, in quanto il percorso descritto in questa storia segue diversi livelli, utili e fondamentali per conoscere fino in fondo le personalità dei quattro protagonisti: Benigno, Lydia, Alicia e Marco. Ad esaltarne le loro personalità, vizi e virtù, vi sono musiche, danze e sequenze ‘inedite’ di film muto (con una vagina gigante tutta da scoprire) che riproduce il desiderio malsano di Benigno. Tutte queste componenti artistiche sono destinate a rispolverare, attraverso l’uso ponderato di continui flashback, il succitato percorso che porterà le vite di Marco e Benigno ad unirsi in un epilogo destabilizzante e reso ancora più sconvolgente dalle azioni abominevoli dell’infermiere Benigno. Quest’ultimo è ossessionato dalla solitudine, la quale sfocerà in un amore feticista e perverso, che troverà nella passività di Alicia quell’amore mai trovato ma tanto ricercato in un vita fino ad allora anonima a abulica. Incredibilmente Almodóvar riesce a far provare quasi pietà per il ‘mostro’ Benigno (un nome per nulla messo a caso), dove il troppo amore nei confronti di Alicia lo porterà a compiere un’azione ignobile, meschina e vigliacca, dalle conseguenze devastanti e disastrose. La presenza di artisti di spessore e di fama internazionale nel corso della pellicola (e quel frangente di film muto in bianco e nero presente, citato in precedenza), ci porteranno quasi a vivere una fiaba sospesa nel tempo non priva di shock, dove solo alla fine uno strano cerchio della vita sembra chiudersi, in maniera amara ma non priva di speranza. Un’opera drammatico estrema multiforme, difficilmente dimenticabile e dove scopriremo solo nel finale il vero significato presente nel titolo! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.