PERSONAL SHOPPER (2016) di Olivier Assayas

Un elegante film sui fantasmi per raccontare le paure e le incertezze che avvolgono la natura umana nella società moderna. Così si presenta a prima vista PERSONAL SHOPPHER, quasi fosse un presagio sinistro su questo nefasto 2020. Olivier Assayas è tutto tranne che un regista convenzionale. E lo dimostra nuovamente con questo film. Un horror sovrannaturale in superficie che sfiora più volte il thriller, rimanendo però sempre, in profondità, un lucido dramma personale della sua sofferente protagonista.Maureen è una bella ragazza americana che vive a Parigi e lavora come ‘personal shopper’, spostandosi a volte anche in Italia, per una celebrità locale. Maureen, la quale è anche una medium capace di comunicare con i defunti, ha appena perso il fratello gemello, deceduto a causa di un malformazione al cuore (la stessa di cui è affetta la stessa Maureen). A seguito di un patto sigillato con il fratello quando questo era ancora vivo, Maureen attende un segnale da parte dello stesso per confermare l’esistenza di un aldilà oltre la morte. Mentre continua la sua frenetica vita di personal shopper, Maureen inizia a ricevere una serie di sms da parte di un numero sconosciuto. Il dubbio che sia il fratello e non uno avvezzo agli scherzi inizia ad insinuarsi nella sua mente. Quando sembra arrivata alla verità, un fatto tragico sconvolgerà nuovamente la usa vita …. Da DEMONLOVER in poi la tecnologia e la simbiosi da parte dell’umanità con essa ha spesso avuto un ruolo centrale nel cinema di Assayas. Lo stesso vale per l’arte, in quanto un punto di partenza verso l’ignoto è stimolato dalle opere misteriose e spirituali di Hilma af Klint, artista onnipresente nel film (si trovano spesso nei vari Hotel del film le foto dei suoi quadri). Un collegamento obbligato quello tra arte e tecnologia, dove questa secondo Assayas appare come un’appendice inevitabile della prima. Il percorso di Maureen (interpretata magnificamente da un’ispirata Kristen Stewart) sembra non rinunciare ad alimentarsi di entrambe, per cercare quella risposta tanto attesa dal fratello defunto. Non proprio su cosa ci sia dopo la morte, bensì una certezza di pace e non di dolore una volta varcato quel confine senza ritorno. Se questa è la strada principale intrapresa nel film, quelle secondarie sono molteplici. Una rilevante, che appare chiara in superficie, è l’evidente diversità tra la personalità di Maureen e quella di Kyra, la vip per cui lavora (interpretata da una gelida e sempre bravissima Nora von Waldstätten). La prima vive e lotta per cercare qualcosa di inafferrabile in superficie, l’altra si alimenta solo di quello, finendo così per risultare vuota e senz’anima (significativa la barriera posta tra le due con i divieti di Maureen di indossare gli abiti scelti). Una diversità che permette però ad entrambe di coesistere nello stesso universo moderno. Come la vita insegna però, qualcosa di oscuro, marcio e pericoloso si nasconde sempre nell’ombra, Sarà proprio questa la miccia che scombussolerà questi fragili equilibri e che sovrasterà desideri, paure, incertezze e ansie esistenziali. Pur prendendo le distanze dalla religione (qualsiasi), questa pellicola perennemente ermetica alimenta le domande ma non le rivela quasi mai, ponendo così una valida alternativa al desiderio incontrollabile dell’uomo, sin dall’antichità, di dare certezze e non dubbi sula vita ultraterrena. Tecnicamente impeccabile e forte di una glaciale fotografia asettica, PERSONAL SHOPPER propone le tematiche dei fantasmi, del dolore familiare e del rimorsi sotto una nuova luce, più spirituale e figlia delle debolezze umane. Un intimo dramma psicologico di nuova generazione che apre nuovi orizzonti per un genere, l’horror, mai domo ed in continua evoluzione. VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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Una risposta a “PERSONAL SHOPPER (2016) di Olivier Assayas”

  1. Veramente molto bello. Colpisce non solo per le tematiche interessanti, ma per la maniera equilibrata e al tempo stesso intensa in cui le trasmette. Lei bravissima.

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