POROROCA (2017) di Constantin Popescu

POROROCA, realizzato lo stesso anno di LOVELESS di Andrej Zvjagincev, è un ‘disturbing drama’ straziante e nero come la pece, che affronta come il film russo citato lo shock della scomparsa improvvisa di un figlio (bambina questa volta). L’opera del romeno Constantin Popescu, pur mantenendo una forte componente stilistica europea simile ad Haneke e a quella del suo connazionale Cristian Mungiu, si avvicina per intensità, caparbietà (o testardaggine) e dolore lacerante genitoriale mostrato nel film CHANGELING di Clint Eastwood. Un senso di colpa tramutato in forza di volontà prima ed ossessione poi, destinata quest’ultima, per quanto concerne quest’opera romena, a sfociare su territori estremi inizialmente inaspettati.
Romania. Una giornata di sole al parco come tante altre. Maria, di cinque anni, e suo fratello Ilie felici assieme agli altri bambini attorno al loro parco giochi preferito, mentre il loro papà Tudor vigila, tra una chiacchiera con gli latro genitori ed un caffè, su di loro. Tutti i genitori tengono d’occhio i loro figli ma all’improvviso e senza preavviso succede l’impensabile: Maria è scomparsa. Genitori, volontari e poi la polizia setacciano la zona circostante il parco alla ricerca della piccola Maria ma di lei non vi è più traccia. Inizia così un lungo e logorante calvario per Tudor, sua moglie Cristina ed i loro parenti ed amici tutti devastati dell’improvvisa scomparsa di Maria. Più tutti a soffrire è Tudor, il quale non riesce a darsi pace. Quando un genitore gli mostra delle foto scattate qual giorno al parco, Tudor scorge una figura inquietante, anche se poco chiara, che spiava forse sua figlia. Inizia così una feroce e disperata caccia all’uomo da parte di un padre disperato …..
153 min non sono pochi per un drama basato su una trama di per sé semplice anche se profondo ed emotivamente distruttivo. Tuttavia alla lunga distanza finiranno per apparire necessari e fondamentali per poter descrivere al meglio la discesa del padre in un pozzo nero senza fine di disperazione e tormentata tristezza, destinata quest’ultima ad evolversi in qualcosa di ancora più nero del dolore, che lo porterà ad attraversare confini impensabili prima del tragico evento afferente la figlia. Nessuno può sapere e conoscere la propria reazione ad un evento così devastante. Ad accentuare l’infinito dolore di Tudor saranno parenti e soprattutto la moglie che, anche se non direttamente, punteranno il dito contro di lui per la scomparsa di Maria. Un dolore immenso sommato la dolore dell’impotenza, quest’ultima in quanto tale porta inevitabilmente a liberare il male fin prima inesistente. L’ultima mezz’ora, dopo aver passato due ore di pura apnea disturbante, siamo trascinati in un vorticoso thriller quasi horror, dove gli ultimi minuti finiremo pietrificati e scioccati proprio come i grandi film drammatici a tinte estrema sanno fare.
Da applausi la gigantesca prova di Bogdan Dumitrache nei panni del protagonista Tudor, autore di una mutazione fisica, personale ed interiore allarmante nel corso della pellicola. Opera micidiale! VALUTAZIONE 9/10

H.E.