POZITIA COPILULUI (Il caso Kerenes) del 2013 di Călin Peter Netzer

Il cinema romeno contemporaneo ha il merito di mostrare, come forse nessun altro, le tragedie, con annessi frangenti assai disturbanti, sotto una luce nuova, più tagliente e capace di scavare a fondo nell’anima dei suoi protagonisti. Sulla stessa linea d’onda dei registi Constantin Popescu e Cristian Mungiu, questo film di Călin Peter Netzer è una salita unica verso il dolore vero, crudo e mortificante. Questo è reso ancora più devastante attraverso un lungo percorso di corruzione, falsificazione della realtà e desiderio di onnipotenza, filtrato con cura maniacale dal regista attraverso il rapporto ruvido tra una madre, maniaca del controllo, ed un figlio colpevole di una atto non voluto ma terribile, costretto suo malgrado a slegarsi da un bene soffocante e maldestro per trovare, a fatica, la propria strada.
In una serata primaverile particolarmente fredda e nebbiosa, Barbu, al volante della sua auto, vaga per le strade della periferia superando il limite consentito e travolgendo dopo un sorpasso azzardato un bambino. Questo muore poco dopo l’incidente. Sua madre, la sessantenne Cornelia Kenereș architetto dell’alta società e con amicizia altolocate, decide di intervenire e inizia una campagna discutibile per salvare il figlio letargico e impotente dall’accusa di omicidio ….
Una sconvolgente tragedia come quella di un incidente stradale, con conseguente morte di un bambino figlio di una famiglia povera, diventa l’arma della madre per cercare di ricollegarsi con il figlio, trasformando l’eccessivo amore materno in soffocamento perpetuo della personalità debole di un figlio che desidera solo vivere la sua vita, nel bene ma anche nel male. Un rapporto madre figlio che nasconde inevitabilmente segreti, amarezze e parole non dette, le quali finiranno per pesare come macigni quando saranno pronunciate. Se da una parte questo rappresenta il cuore della pellicola, con una rappresentazione di una donna più vicina ad una strega che ad una madre, dall’altra diventerà un pretesto per mostrare quanto la Romania sia un paese fondato sul favoritismo, sui raccomandati e sulla corruzione. Una visione che troverà spazio anche nel malinconico, amaro ed altrettanto potente film ‘Un padre, una figlia’ del succitato Mungiu.
La storia apparirà un tortuoso percorso ad ostacoli che finirà, volutamente, per far passare in secondo piano la morte del bambino, almeno fino al finale. Tutto quanto visionato prima degli ultimi venti minuti, confluirà come un mare in piena in un pozzo di dolore lacerante e disarmante che servirà per mostrare la vera umanità dei suoi protagonisti, in particolare di Cornelia, la quale si lascerà andare ad una confessione di sconfitta personale nei confronti del suo unico figlio Barbu. Minuti di una potenza emotiva allucinante che lasceranno addosso un’amarezza destinata a rimanere attaccata alla pelle e soprattutto ai pensieri dello spettatore, trascinato come l’inerte Barbu ad un confronto inevitabile e liberatorio. Filmone bello quanto tosto! VALUTAZIONE 4/5

H.E

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