PRINCESS AURORA (2005) di Bang Eun-jin

Vorticoso e furioso revenge made in Corea del Sud, paese che raramente delude gli appassionati del genere thriller più estremo impreziosito da drammi familiari e personali laceranti.
Una bella donna, una venditrice di auto, uccide brutalmente un’altra donna in un centro commerciale, senza apparente motivo. Sorte simile toccherà ad una seconda donna, questa volta uccisa soffocata sempre dalla misteriosa venditrice d’auto. Questi saranno solo i primi di una serie di macabri ed efferati omicidi Il ritrovamento da parte della polizia nei luoghi dei delitti di una figurina adesiva che raffigura la Principessa Aurora, un personaggio della serie animata Starzinger, porterà Il detective Oh Sung-ho, che si appresta a lasciare la polizia per diventare pastore, a sospettare che l’assassina sia lasua ex moglie Jung Sun-jung……..
Se la lady letale viene mostrata senza ombre sin da subito, il movente apparirà offuscato per quasi tutta la durata della pellicola, e si mostrerà, come un enorme puzzle, completo solo nell’ottimo finale (dove finalmente scopriremo il vero e commovente significato degli adesivi della Principessa Aurora lasciati nei luoghi dei delitti).
L’attrice Uhm Jung-hwa, nei panni della nostra feroce protagonista, trasmette grazie ad auna prova attoriale invidiabile tutta la tragedia e la vulnerabilità che la pervadono. Una donna forte e fragile allo stesso tempo, la quale non ha nulla da invidiare alla letale Lee Geum-ja ammirata nell’acclamato ‘Lady Vendetta’ di Park Chan-wook, film della stessa annata e più fortunato, almeno per quanto concerne il successo di pubblico, di questo revenge elettrizzante e continuamente stimolante.
Un thriller coreano robusto e solido a 360°, dove splatter, tensione, dramma e situazioni familiari disturbanti, finiranno per incrociarsi tra loro in maniera egregia, trascinandoci con forza nel mondo delirante e vendicativo della nostra spietata Jung Sun-jung. Come spesso accade nel cinema coreano, la polizia viene presentata come una banda di idioti, sempre inappropriata ed ai limiti della demenza. Ad accentuare ancora di più l’incapacità delle forze dell’ordine, ecco il poliziotto che desidera diventare pastore per pulirsi la coscienza alquanto sporca. Forse il personaggio più debole della storia, nonostante sia legato al dramma interiore della vendicatrice di turno.
Sangue a cascate, evirazioni, virtuosi massacri, flashback inquietanti e combattimenti senza esclusioni di colpi, ci accompagneranno senza sosta fino alla poderosa e chiarificatrice parte finale. Dove prima ci colpirà al cuore senza pietà e poi agli occhi, con un’esecuzione decisamente shock e difficilmente dimenticabile. Una pellicola travolgente ed imperdibile per gli tutti amanti della Corea cinematografica più estrema! VALUTAZIONE 8,5/10

 

H.E.