I PUGNI IN TASCA (1965) di Marco Bellocchio

Film italiano che racchiude le basi del cinema europeo drammatico recente, il quale, negli ultimi decenni, sta spopolando e raccogliendo sempre più consensi dagli appassionati di film estremi e disturbanti. Da Haneke a Lanthimos, da Garrone a Seidl (e non solo), tutti sono in parte debitori di questa pellicola, opera prima di Marco Bellocchio.
Quattro fratelli (Augusto, Alessandro, Giulia, Leone) vivono in una grande villa di famiglia sulle colline del Piacentino con la madre cieca. Augusto, il maggiore, è l’unico ad avere un lavoro ed a rappresentare, in parte, la figura del capofamiglia. Giulia ne è morbosamente innamorata. Gli altri due sono Leone, affetto da ritardo mentale e Alessandro, un epilettico dal carattere nevrotico, depresso e solitario. Sarà quest’ultimo a far saltare i già precari equilibri familiari ………
La provincia italiana dopo il boom economico degli anni ’50 sembrava indirizzata verso un’epoca di prosperità economica e felicità indistruttibile. Come scopriremo l’apparenza si discosta non poco dalla realtà. Consapevole del cambiamento socio culturale oramai imminente che esploderà da lì a poco con il ’68, Bellocchio decide di mostrare, con cinismo sconcertante, il marcio che ammorba una famiglia medio borghese, che vive di un equilibrio fragile destinato a spezzarsi al primo colpo di vento.
Una famiglia disfunzionale dove l’incesto aleggia sempre nell’aria e l’energia negativa presente, immagazzinata da Alessandro, il più sconnesso e pericoloso della brigata, sono narrate e raccontate attraverso frangenti morbosi, inquietanti e destinati, come vedremo, al peggio. Augusto, Giulia, Alessandro e Giulia, sembrano raffigurare a volte i quattro elementi naturali con i loro caratteri e personalità differenti. Su chi rappresenti il fuoco non ci sono dubbi, in quanto Alessandro, figura centrale dell’autodistruzione familiare, finirà per convogliare tutto il male che lo perseguita ed eruttare come un vulcano sfogando la sua rabbia contro i propri familiari più deboli e fragili.
Se le numerose copie presenti della rivista ‘Pro familia’ appaiono alquanto beffarde ed ironiche, i tentativi patetici di cenare in pace, tutti assieme, di sistemare le problematiche economiche con superficialità da parte di Augusto, trattando come dei bambini i suoi fratelli, mostrano quanto l’utopia della famiglia in pace e protetta dal cattolicesimo ed il dio denaro, possano influenzare negativamente, ieri come oggi, l’armonia familiare costantemente in equilibrio precario, mostrata questa volta senza veli in tutta la sua ipocrisia. Se Augusto è un viscido che va con le prostitute per compensare la fedeltà della propria fidanzata ai principi cattolici pre-matrimonio, Alessandro ne rappresenta al meglio la controparte demolitrice dei suoi principi, destinata però a distruggere anche fisicamente gli altri componenti della famiglia.
Attori di prim’ordine (in particolare un giovanissimo Lou Castel, gigantesco nei panni di Alessandro) e atmosfere semplici quanto inquietanti, per una pellicola spartiacque per tutto il cinema italiano di qualità, avvezzo a demolire quella parvenza di pace e tranquillità, mostrata nel cinema tanto caro ai potenti, ma lontana anni luce dalla triste realtà quotidiana di provincia. Una pellicola fondamentale per conoscere le basi del grande cinema estremo e disturbante italiano degli ultimi cinque decenni. Ultima menzione doverosa per la ottima, colonna sonora, mai invadente ma sempre determinante nei momenti più estremi ed ansiogeni della pellicola, ad opera del maestro Ennio Morricone. Film semplicemente stupendo! VALUTAZIONE 10/10

 

H.E.