QUO VADIS, AIDA? (2021) di Jasmila Žbanić

“Beh, non possiamo permetterci di far incazzare i serbi” Della guerra in Bosnia ed Erzegovina molto deve ancora essere scritto e raccontato. Tra i momenti più bui, oscuri e tragici, il massacro di Srebrenica, del 1995, rimane uno dei momenti più raccapriccianti e nefasti di quel tragico conflitto, avvenuto, è bene ricordarlo, quasi ai confini della nostra Italia e nel cuore dell’Europa. La regista bosniaca Jasmila Žbanić ha vissuto di persona quel conflitto, in quanto all’epoca era già vent’enne e ben consapevole di cosa stesse accadendo a Sarajevo e dintorni. La storia oggetto del film, quella citata in precedenza, prende spunto da personaggi reali che hanno vissuto quelle ore tremende dell’arrivo dei soldati serbi capeggiati da Ratko Mladić nella città di Srebrenica, in particolare un traduttore bosniaco del campo delle Nazioni Unite. Per il suo film la regista sceglie come protagonista una donna, Aida, traduttrice dei soldati olandesi delle forze dell’ONU. La donna lotterà come un leone per salvare la sua famiglia, marito e due figli non ancora maggiorenni, dalla rappresaglia serba nel campo dell’ONU ai danni dei bosniaci. Forte di una performance estremamente coinvolgente da parte dell’attrice Jasna Đuričić nei panni di Aida, il film ha un ritmo frenetico, forsennato e nervoso, che ben rappresenta l’inferno vissuto da migliaia di donne, uomini e bambini in quelle ore che portarono al genocidio succitato. Sguardi che parlano, gesti che ben rappresentano la paura della morte e frangenti demoralizzanti, lasceranno attonito anche lo spettatore più scafato all’estremo, temprato da visioni durissime e fortemente drammatiche. L’istinto di sopravvivenza di Aida associato al suo istinto materno, naturale che ogni donna ha sin dalla nascita, finiranno per mettere in luce e risalto quanto grande sia stata l’atrocità vissuta dai cittadini di Sebrenica in quel caldo e afoso giorno del luglio 1995. In QUO VADIS, AIDA? non ci sono pause o tempo per riflettere, in quanto l’orrore da una parte e l’incapacità, associata all’impotenza, dell’ONU e dei caschi blu di gestire un evento bellico di tale portata, finirà per tramutarsi da stupore e smarrimento in rabbia pura. Calma, analisi e riflessioni sono lasciate nell’ultima parte, un epilogo che finirà per diventare l’apice drammatico e commovente della pellicola. Come sia stato possibile un evento così devastante, barbaro e disumano resterà una macchia indelebile non solo per la Serbia ma anche per tutto il mondo, incapace quanto impotente di porre fine ad un conflitto così estremo per efferatezza e brutalità. Un’opera difficile da digerire ma necessaria quanto fondamentale, in quanto dimenticare è impossibile ma fingere di farlo è facilissimo!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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