RABBIA FURIOSA – ER CANARO (2018) di Sergio Stivaletti

 

Il cinema italiano, al contrario di quanto avviene con successo all’estero, per anni ha trascurato la moltitudine di fatti di cronaca nera che il nostro bel paese ha sfornato nel corso degli anni, in quanto assai meritevoli di interessanti adattamenti sul grande schermo. Curiosamente, per destino o altro ancora, il 2018 ha regalato invece a tutti noi due pellicole ispirate, quindi non fedelissime alla storia originale, alle vicende dell’ormai celebre ‘Er Canaro della Magliana’, all’anagrafe tale Pietro De Negri. DOGMAN di Matteo Garrone, regista già avvezzo in passato ad eventi ispirati alla cronaca nera (PRIMO AMORE, L’IMBALSAMATORE), è un film che vira sul dramma disturbante e che mantiene la consistenza del cinema di qualità consolidato in passato dal suo autore, e quindi destinato a rimanere negli annali. Di natura ed impronta diversa ecco RABBIA FURIOSA di Stivaletti, noto effettista del cinema horror e fantastico da più di trent’anni del nostro cinema (tra i tanti anche dell’IMBALSAMATORE di Garrone), che propone una pellicola più verace e forse più vicina nel finale alla storia reale rispetto a DOGMAN.
Nella periferia del Mandrione a Roma, Fabio esce di prigione dopo otto mesi di reclusione. Ad aspettarlo fuori il suo ‘amico’ Claudio, al quale Fabio ha ‘parato’ il culo e scontato la pena al posto suo. Per ricambiare il favore Claudio ha ripristinato il suo vecchio negozio specializzato nella toelettatore per cani. Fabio, nonostante sia deciso a riprendere in mano la sua vita con la moglie, la figlia e la sua attività, non ha perso il vizio e l’amore per la polvere bianca. A questo si sommano le continue umiliazioni da parte del tamarro ed esuberante Claudio, ex pugile, organizzatore di combattimenti tra cani ed aspirante boss del quartiere. Quest’ultime porteranno Fabio a scelte rischiose per emergere, tra le quali commercializzare un nuovo stupefacente dagli effetti collaterali alquanto pericolosi. Tra umiliazioni subite sempre più estreme da parte del suo pessimo amico Claudio e la perdita di una persona a lui cara, Fabio non troverà altra via d’uscita che rispondere con la violenza alla violenza……
RABBIA FURIOSA è un film che non stupisce e colpisce come avrebbe potuto. Colpa della durata eccessiva (due ore sono state veramente troppe), che trascina situazioni ed eventi ripetitivi a fatica, di una sceneggiatura che mette troppa carne al fuoco e presenta una moltitudine di personaggi che poco aggiungono a questa storia (esempio i due malavitosi interpretati da Giovanni Lombardo Radice e Luis Molteni). Il film per fortuna presenta anche diverse cose buone, come alcune valide recitazioni. Riccardo De Filippis (nella parte del protagonista Er Canaro), noto ai più per aver interpretato Scrocchiazeppi nella serie Tv ‘Romanzo Criminale’, non sfigura affatto ed a tratti regge il film tutto sulle sue spalle. Romina Mondello, nei panni della moglie, riesce a trasmettere al meglio le sofferenze di una donna costretta a portare tutto il peso della famiglia sulle sue spalle (quel ciuffo chiaro sembra proprio indicarlo). Ed infine, anche se a prima vista non sembra, l’ex pugile coatto e piccolo boss del quartiere Claudio, interpretato con decisione e discreta naturalezza, nonostante qualche lacuna recitativa evidente, da Virgilio Olivari (già visionato nel mediocre BLOODLINE di Edo Tagliavini, omaggiato in questo film con un poster nella camera di Claudio). Se la spina dorsale della pellicola è quella di un ‘crime movie’ (Romanzo Criminale, Gomorra e Suburra hanno inevitabilmente segnato il nostro cinema recente), Stivaletti (il quale appare in un cameo) non rinuncia ad alcune sue probabili passioni, figlie sicuramente dei film ai quali ha lavorato in passato. Non solo gore (decapitazioni, torture, amputazioni e body horror appaiono più che riusciti al contrario dei combattimenti tra cani poco realistici) che riporta inevitabilmente alla memoria il MORITURIS di Raffaele Picchio (uno degli horror italiani più riusciti in epoca recente con gli effetti speciali realizzati proprio da Stivaletti), ma anche quel cinema fantastico italiano anni ’80 e ‘90 che aleggia varie volte nell’aria anche in questa pellicola. Come una droga improbabile di colore verde, che sembra sfornata dal Jim Carrey di Batman Forever, a situazioni che ricordano addirittura il cinema super eroico, per finire con una simbiosi accennata tra cane ferito e uomo umiliato, quasi si trattasse di un licantropo pronto ad esplodere. Un crime nostrano con sfumature horror, purtroppo poco disturbante, che intrattiene quanto basta, merito anche di una valida colonna sonora in salsa western, dove pregi e difetti alla fine si compensano, superando nel giudizio finale ampiamente la sufficienza. RABBIA FURIOSA alla fine risulta essere un discreto film tricolore che omaggia un cinema di genere italiano sempre più lontano nel tempo (sono presenti diverse citazioni e foto di registi e colleghi di Stivaletti), ma che dimostra ancora una volta di essere troppo distante, per qualità e struttura, dal cinema estremo d’oltre confine (quello coreano soprattutto), capace più volte di coniugare con efficacia cronaca nera, dramma e horror. In attesa di tornare ai lustri estremi di un tempo e di colmare l’evidente gap con il cinema estremo straniero, godiamoci in scioltezza le gesta de ‘Er Canaro’ made in Stivaletti. VALUTAZIONE 7/10

 

H.E.