RAMBO: LAST BLOOD (2019) di Adrian Grunberg

A 47 anni di distanza dal romanzo ‘First Blood’ di David Morrell e 37 dal primo adattamento cinematografico dedicato al veterano del Vietnam John Rambo, il cerchio sembra destinato a chiudersi. Dopo 4 lungometraggi (escluse versioni trash turche e indiane) arriva il quinto attesissimo film con protagonista l’inossidabile Sylvester Stallone (classe 1946) nei panni del suo personaggio più iconico e forse più amato (assieme al pugile Rocky ovviamente).
Dopo 11 anni dalla strage di militari corrotti in Birmania, John Rambo sembra aver trovato la quiete nel vecchio ranch in Arizona di famiglia. Sembra … perché un’operazione di salvataggio, da volontario, non andata a buon fine sembra aprire vecchie ferite mai guarite nelle mente da soldato del veterano Rambo. Il ranch, trasformato nel sottosuolo in un labirinto in stile Vietcong, lo mantiene sempre in allerta e pronto ad ogni evenienza. Questa giunge all’improvviso ed in maniera inaspettata. Sotto lo stesso tetto in mezzo al deserto vive con lui la vecchi governante di famiglia e la nipote di quest’ultima, orfana dei genitori e divenuta per John quasi una figlia. Quando però quest’ultima scappa in Messico alla ricerca del padre mai conosciuto i cattivi pensieri per John diventeranno realtà. La ragazza finisce nella rete dei trafficanti di esseri umani e destinata a diventare, con la forza e l’uso di stupefacenti, una prostituta al soldo di uno dei cartelli più violenti del Messico. Toccherà al vecchio (ma sempre roccioso) John Rambo ritornare il furioso guerriero di un tempo, attraversare il confine per riportare a casa la ragazza rapita …….<br>Inizio interessante, utile e fondamentale per conoscere il John Rambo odierno. Un veterano sempre pronto ad aiutare il prossimo in difficoltà ma sempre usando la saggezza e l’esperienza di guerra accumulata in decenni di battaglie, al fronte e non. I sessanti minuti successivi, non privi di momenti drammatici intensi ma anche di sentimentalismi forzati, serviranno unicamente per preparare il terreno all’ultima violentissima mezz’ora finale. Un vortice di sangue, arti devastati, mutilazioni selvagge e gore selvaggio, capace quest’ultimo di far impallidire anche i peggiori horror indie degli ultimi anni. Merito dello zampino di Stallone nel soggetto e sceneggiatura sicuramente (questa volta non alla regia), in quanto proprio la parte finale riporta prepotentemente alla memoria il distruttivo RAMBO del 2008 diretto proprio da Sly. Sarà per fortuna l’esagerata parte finale a spazzare via quanto di buono non ha prodotto questo ultimo film nei primi 60 minuti. Non certo la figura di Rambo, perfettamente in linea con il personaggio e la sua età odierna, una vera leggenda vivente del cinema d’azione, capace, nonostante qualche passaggio a vuoto (terzo capitolo soprattutto), a lasciare il segno in ben 4 decenni diversi, senza mai cadere nel ridicolo o nel trash più balordo. Quello che manca ahimè alla pellicola è la caratterizzazione giusta ai suoi antagonisti. Un Rambo ancora così devastante meritava qualcuno di maggior peso e personalità come villain, considerata la nota efferatezza dei cartelli messicani. Questo quinto (ultimo?) capitolo della saga non è una pellicola perfetta (ci sono momenti sicuramente inverosimili che contrastano di brutto con la parte più seriosa), però, considerata la sua uscita al cinema su larga scala, sfido a trovare altri film destinati al grande pubblico così violenti e ricchi di gore (effetti speciali favolosi) ai giorni nostri. Proprio per questo ultimo motivo e quei fantastici minuti finali (grondanti sangue e frattaglie umane come se non ci fosse un domani, grazie alle molteplici armi e trappole targate John Rambo), questo action maledettamente estremo merita una VALUTAZIONE finale di 4/5!


H.E.