REAZIONE A CATENA (A Bay of Blood) del 1971 di Mario Bava


Dopo quasi cinque decenni la forza d’urto del ferocissimo film REAZIONE A CATENA dell’immenso Mario Bava è rimasta intatta ed ancora estremamente efficace. Come accadrà per Fulci negli anni successivi, anche Bava senior (il figlio Lamberto sarà presente come aiuto regista in questo film) dimostrò una capacità unica nell’anticipare i tempi nel mondo del cinema e rivoluzionare i generi. Dopo aver sfornato nel decennio precedente (gli anni ’60) pellicole che diventeranno la bibbia per gli appassionati del giallo all’italiana e dell’horror gotico (‘Sei donne per l’assassino’ e ‘La maschera del demonio’), Bava anticipa con questo film anche registi d’oltre oceano come Wes Craven e Tobe Hooper per quanto concerne quella violenza più feroce grondante sangue che finirà per cementificare l’horror più estremo degli anni ’70 e dei decenni successivi e finendo per essere considerato da molti come il primo slasher della storia del cinema (a ragione per quanto concerne i delitti feroci eseguiti con le armi da taglio, a torto perché questo non è destinato al puro intrattenimento, in quanto analizza con estrema lucidità la sete avida di potere e ricchezza dell’essere umano più viscido pronto a tutto per ottenerle). Un’anziana contessa paralitica vive in un palazzo situato nella sua proprietà isolata e ancora selvaggia denominata ‘La Baia’. Un giorno la contessa viene uccisa dal suo ex marito Filippo, il quale simula un suicidio ma subito dopo viene anche lui ucciso da una figura misteriosa e senza volto.Questo duplice omicidio, inizialmente per tutti un suicidio in quanto il corpo di Filippo scompare nel nulla, scatenerà una reazione a catena che vedrà nella tanto desiderata eredità della contessa il tanto desiderato punto di arrivo da parte di una serie di personaggi viscidi e senza scrupoli. Un architetto pronto ad iniziare una speculazione edilizia, un entomologo pronto a tutto pur di preservare l’area selvatica della baia, la figlia di Filippo, un figlio legittimo della contessa e un’amante di Filippo, la caccia all’esclusiva sarà senza esclusione di colpi. Le prime vittime inconsapevoli di questa lotta nel sangue per l’eredità un gruppo di giovani spensierati che finiranno per caso nella baia …… Ben poche sono le persone che qui si aggirano. Un architetto vorrebbe eliminare i presunti eredi e rilevare l’intera zona per trasformarla – a scopo di lucro – in un villaggio. Il maggior nemico di tale progetto, oltre che la contessa, è l’entomologo Paolo Fossati. Ma la contessa viene uccisa e anche il suo assassino viene a sua volta ucciso. Quattro spensierati ragazzi scoprono casualmente il corpo dell’assassino: vengono barbaramente trucidati. Altri crimini sono commessi. Forte di ritmo incalzante che non prevede pause, effetti speciali fenomenali ancora oggi realizzati dal maestro Carlo Rambaldi e di musiche, perlopiù tribali, che faranno scuola per tutto il genere horror degli anni successivi ad opera di Stelvio Cipriani, ‘ECOLOGIA DEL DELITTO’ (uno degli innumerevoli titoli di questo film) non permetterà mai un attimo di tregua, finendo per mantenere sempre vivo l’interesse nonostante una trama intricata che trova nella moltitudine di personaggi presentati la propria forza trainante. Se per molti dell’epoca l’efferata violenza finì per sminuire la validità dell’opera, al contrario per decine di cineasti horror esplosi negli anni successivi questa rappresentò un punto di partenza obbligato dal quale si sarebbe cercato solo di salire di livello, per quanto concerne il gore e lo splatter.A dimostrazione di ciò, basti vedere quanto siano state copiate, a volte miseramente (Venerdì XIII) e omaggiate (Un titolo più recente, il sublime torture cileno ‘Visceral: Entre las cuerdas de la locura’) le innumerevoli scene brutali presenti. Da impalamenti multipli (sequenza fenomenale che mescola dolore e piacere) a sgozzamenti feroci, da decapitazioni e squartamenti senza un briciolo di umanità, l’occhio dello spettatore è ampiamente destinato al godimento più estremo. A rendere tutto magnifico, oltre ovviamente a quanto citato sopra, all’ambientazione oscura e salmastra della baia ed alla regia sempre monumentale di Mario Bava, il finale beffardo, cinico e bastardo. Una ciliegina sulla torta di sangue che non lascia spazio ad eroi e nemmeno a ‘buonisti’ inutili, finendo per trasformare tutti nei poveri insetti mostrati più volte nel corso della pellicola. Opera leggendaria! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.