REPULSION (REPULSIONE) del 1965 di Roman Polanski

‘Ma c’è da impazzire a stare sempre tra quattro mura! Devi uscire, vedere gente, andare al cinema!’
REPULSION, primo atto della ‘Trilogia dell’appartamento’ del celebre regista franco-polacco Roman Polanski ( Rosemary’s Baby e The Tenant gli altri due), è un lavoro seminale, tra i più influenti di quel genere psicologico ed estremo (con quasi sempre protagoniste al femminile) e destinato a diventare un punto di riferimento per innumerevoli registi, dove malattie mentali, paranoie e parafilie particolari trovano nelle mura domestiche il loro luogo ideale per scivolare nella follia e nell’incubo.
Londra. Carole. una giovane estetista, soffre di androfobia (paura patologica dell’interazione con gli uomini). Quando la sorella e la compagna di stanza, Helen, la lascia sola per andare in vacanza in Italia con il suo fidanzato, Carole si ritira nel loro appartamento. Quando Carole inizia a soffrire di spaventose allucinazioni, la sua paura si trasforma gradualmente in follia e a farne le spese non sarà solo la sua stabilità mentale …….
Forte di un fascino perverso e malato già dal titolo (tra i più efficaci del panorama estremo), questo film è un lento ma graduale viaggio nella mente umana avariata di una ragazza bellissima fuori ma logorata nel suo inconscio a seguito di un violento stupro subito in passato, forse nella sua infanzia. Una violazione con la forza della sua innocenza che, irrimediabilmente, creerà nella sua mente un mondo parallelo all’interno del suo sempre più claustrofobico appartamento, fatto di allucinazioni, fobie, continue alterazioni della realtà e dello spazio. Un mix tra ricordi terribili che riaffiorano attraverso visioni surreali, agghiaccianti e rotture metafisiche dello spazio (celebri le crepe nel muro) che la circonda, destinati a confluire nella violenza psicologica prima e fisica poi. Una violenza anticipata da carne marcia putrefatta (Lynch per il suo futuro Eraserhead ringrazia) e una lama di rasoio (che diventerà un classico di numerosi gialli all’italiana negli anni successivi), simboli perfetti quanto deleteri del suo equilibrio mentale destinato a sfociare nella violenza. Quest’ultima sarà la stessa subita e che solo attraverso l’uso della stessa le permetterà di sopravvivere alla fobia che la perseguita. Musiche perfette, elementi weird mai banali (i tipi disordinati che suonano jazz per strada) che ben si amalgamano con la malattia di Carole, frangenti estremi tra i più efficaci per l’epoca (le mani che escono dalle parte sono pura poesia horror), una regia innovativa e dinamica (le riprese con la camera a mano presenti in questo film faranno scuola) e una Catherine Deneuve, autentica bellezza magnetica, disincantata, perennemente a disagio con il mondo che la circonda e forse anche con la sua prorompente femminilità …. purtroppo irrimediabilmente compromessa.
Un horror/drama psicologico di rara bellezza ….. estrema! VALUTAZIONE 5/5

H.E.

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