RIKI-OH: THE STORY OF RICKY (역왕 : 리키오) del 1991 di Ngai Choi Lam

“Perché non hai permesso ai dottori
di estrarti le pallottole?”
“Sono souvenir.”

Nel 1991 fa la sua comparsa un travolgente patchwork cinematografico (con attori in ‘carne’ ed ‘ossa’), dalle fortissime venature trash, capace di unire, come mai prima di allora, arti marziali e splatter esagerato.
Una coproduzione tra Giappone e Hong Kong basata sull’omonimo manga (di Masahiko Takajo e Tetsuya Saruwatari), uscito quattro anni prima in Giappone (al quale seguiranno due anime) e destinato ad influenzare pesantemente ‘fighting game’ entrati nella storia come MORTAL KOMBAT e STREET FIGHTER.
In un prossimo futuro, distopico e deficitario per molteplici motivi, le prigioni sono state privatizzate e destinate alla mercé di direttori sanguinari spalleggiati da gang spietate. In una di questa finisce il giovane Ricky, un giovane dalla forza disumana e avvezzo all’arte dello Qigong, finito in carcere per aver ucciso un boss della droga. In questa prigione il potere è suddiviso tra il direttore, il suo vice e le gang dei 4 (chiaro riferimento ai quattro dei buddisti). i quali hanno instaurato un regime crudele basato anche su traffici illeciti di ogni tipo. A rompere loro le ricche uova nel paniere sarà proprio il giovane Ricky, che, per vendicare un detenuto pacifico costretto al suicidio dopo aver subito l’ennesima angheria da parte di uno dei quattro boss ……
Un action estremissimo senza limiti che se frega altamente della fisica o di apparire similare alla realtà. Corpi frantumati, combattimenti spettacolari, personaggi balordissimi, ossa spezzate ed effetti speciali posticci (comunque spassosi come non mai) non permetteranno mai alla pellicola di calare in intensità finendo per magnetizzare l’interesse dello spettatore, sicuramente sbalordito da tali eccessi cinematografici. Un mix figlio degli innumerevoli action targati Hong Kong e di una cultura post apocalittica che negli precedenti aveva trovato nella saga di MAD MAX e nel fumetto (e poi film e serie Tv) di Kenshiro i propri alfieri. Una pellicola quasi unica (ne arriveranno altre negli anni seguenti, come ad esempio l’italiano ADAM CHAPLIN ma anche, in parte, nell’ormai leggendario HOBO WITH A SHOTGUN), dove la fantasia senza freni degli autori di questa poderosa storia, riuscirà a trovare nelle gesta di Ricky il suo cuore pulsante. Se nel 1995 FIST OF THE NORTH STAR (live action su Kenshiro) di Tony Randel finirà per diventare un flop entrato nella storia solo per il trash, RIKI-OH ha, giustamente, lasciato un segno indelebile nel cuore di tutti gli appassionati di questo filone sopra citato. Il merito principale sta nella nell’alzare costantemente l’asticella dei combattimenti man mano che si avanza nella pellicola. Scontri furiosi conditi sempre da gore (a tratti palesemente ‘gommoso’), frattaglie umane (che diventeranno risorse vitali inesauribili), ettolitri infiniti di sangue e frangenti inverosimili (tendini e budella usati in maniera estremamente fantasiosa). Un micro mondo perfettamente in simbiosi con un universo carcerario creato a regola d’arte e sempre al di sopra della realtà, dove anche i colpi di scena sul passato di Ricky troveranno terreno fertile per esaltare le sua gesta da liberatore, giustiziere e vendicatore. Da applausi scroscianti l’esaltante scontro finale tra Ricky ed il direttore, mentre sono da sottolineare i tantissimi frangenti e momenti dementi e demenziali (il figlio del direttore per esempio), mai banali ed in grado di strappare gloriosi sorrisi. Un cult atomico senza tempo, dove anche l’ennesima visione non stancherà mai l’occhio (non del vice direttore 😀 ) dello spettatore innamorato dell’estremo impregnato di sano trash!! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.

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