SANTA SANGRE (1989) di Alejandro Jodorowsky


Sul finire degli anni ’80 il poliedrico regista di origini cilene Alejandro Jodorowsky, al termine di uno dei periodi più bui della sua vita (a seguito di problemi economici e lavorativi), grazie al supporto del produttore Claudio Argento (fratello di Dario) e del regista Roberto Leoni, sfornava una delle sue opere migliori ed ancora oggi più amate della sua filmografia. Pur non abbandonando le visioni esoteriche, magiche e assurde dei suoi primi lavori cinematografici (‘Fando y Lis’, ‘El Topo’ e ‘La Montagna Sacra’) l’influenza nella sceneggiatura dei due italiani citati permetterà alla pellicola di strutturarsi attorno ad una spina dorsale di matrice horror, dove una serie di macabri omicidi riporterà parzialmente alla memoria il genere giallo e thriller italiano degli anni ’70. Questa particolare fusione, tra il genere italico d’annata e lo stile weird del regista cileno, finirà per dare vita a qualcosa di singolare, dove la stupenda colonna sonora finirà per far sembrare quest’opera quasi un musical dell’orrore e del grottesco. <br>Felix è un ragazzo prossimo a diventare uomo rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Attraverso un flashback scopriamo i motivi del suo trauma infantile, avvenuti quando lui e la sua famiglia erano artisti circensi. Dopo aver sofferto la morte dell’elefante del circo (chiaro riferimento all’infanzia perduta di Jodo ed al suo elefante costruito con le proprie secrezioni nasali), Felix ha visto suo padre tagliare le braccia di sua madre, una fanatica religiosa e leader della chiesa eretica di Santa Sangre (dedicata al culto di una fanciulla vergine che venne brutalmente aggredita da due stupratori e che al suo netto rifiuto gli tagliarono le braccia, lasciandola morire in un lago di sangue) e poi finendo poi per suicidarsi di fronte a lui. Tornato nel presente, fugge e si ricongiunge alla madre sopravvissuta miracolosamente senza braccia. Contro la sua volontà, egli diventa le sue braccia e i due intraprendono una macabra campagna di omicidi e vendette ….
Opera volutamente eccessiva e stratificata da molteplici messaggi religiosi, blasfemi e irriverenti, dove trovano luce freaks e personaggi grotteschi (le citazioni al cinema di Fellini e Tod Browning si sprecano) armati di magia, macabra ironia e desiderio di sangue e morte, immergendo il tutto in situazioni irreali e sgradevoli, destinate quest’ultime a ripetersi ciclicamente nella pellicola, nel passato come nel presente. Proprio il passato è sempre destinato a ritornare, creando quasi una seconda possibilità. Ad alimentare questo sinistro legame la scelta quanto mai azzeccata esteticamente degli attori che interpretano Felix e la sua amica sordomuta, da bambini e da adulti, praticamente identici. Una linea temporale inizialmente confusa, destinata poi ad incastrarsi a meraviglia con l’aspetto più oscuro e psicologico della vicenda, che prenderà vita attraverso il rapporto simbiotico, morboso ed inquietante tra Felix e la madre privata delle braccia. Le scene oniriche e surreali (quella di Felix nel cimitero rimane una delle più potenti visivamente) ed i pittoreschi personaggi (il padre di Felix e la donna tatuata sono una meraviglia estetica e bizzarra più unica che rara) avvezzi al cinismo ed alla cattiveria, figlia della legge del più forte e dell’istinto di sopravvivenza, troveranno nel mondo dei reietti e degli emarginati, onnipresenti nel presente come nel passato di Felix, terreno fertile ed ideale per diventare la cornice ideale di questa triste quanto letale storia di amore, morte, sofferenza interiore e fantasia estrema! Opera esteticamente e per contenuti immensa e magnifica, da amare e lodare dal primo all’ultimo secondo! VALUTAZIONE 10/10

H.E.