SHORT EYES (Esecuzione al braccio 3) del 1977 di Robert M. Young

Nel gergo carcerario americano, ‘short eyes’ è il termine usato dai prigionieri per indicare un pedofilo. Nel 1977 il regista Robert M. Young portò al cinema l’opera teatrale omonima di Miguel Pinero (che sarà presente nel film come attore), dando vita ad uno dei ‘prison movie’ più drammatici, crudi e di spessore degli anni ’70. Nella famigerata prigione Tombs di New York la perenne tensione tra i bianchi, portoricani, neri e neri musulmani, diventa estrema quando nel loro blocco arriva un uomo bianco accusato di aver molestato una bambina. Preso di mira da tutti, poliziotti carcerari compresi, l’uomo finirà nel mirino dei diversi gruppi presenti nella prigione, trasformando la già difficile in carcere in un vero e proprio inferno ….. Specchio inesorabile della criminalità di strada newyorkese, SHORT EYES è uno dei film più claustrofobici e rappresentativi delle carceri americane dell’epoca, dove gruppi razziali e clan contrapposti lottavano senza tregua per il dominio nel carcere, per sopravvivere o spesso, come vedremo nel film, per non essere sodomizzati. Se ci sono alcuni passaggi puramente teatrali, il film scava a fondo sulle accuse dirette al protagonista Clark Davis, l’uomo accusato di aver abusato di una bambina. A rendere ancora più controversa la figura, abbiamo un’ottima performance da parte di un giovane Bruce Davison, che ben rappresenta il classico uomo bianco apparentemente perbene, sposato, borghese e padre di due figli piccoli. Se la prima mezz’ora nella pellicola appare confusionaria ma necessaria per presentare quanto descritto sopra, compresi i tantissimi prigionieri presenti nel carcere, la svolta arriva letale quando Clark si confesserà (uno dei dialoghi più amari e scioccanti mai ascoltati in un ‘prison movie’) con uno dei prigionieri, causando un confine estremo dal quale sarà impossibile tornare indietro e destinandolo così ad una fine inevitabile. Tra stupri, combattimenti e guardie carcerarie violente, dalla metà in poi il film accelera deciso verso toni sempre più cupi e oscuri. Nei quali le succitate tensioni tra clan e desideri di sfogare la propria rabbia, sfoceranno consensualmente verso la vittima designata, trasformando i carcerati di turno in giudici e letali esecutori. Se la scena finale rimane ancora oggi un mix di disagio e rabbia visiva di una ferocia estrema allucinante, sarà l’ultima rivelazione finale a mettere in un luce una certezza della pena mai così in bilico e deleteria. SHORT EYES è un grandissimo ‘disturbing drama’ per diversi motivi. Trama, evoluzione dei protagonisti primari e secondari, frangenti shock, analisi spietata della vita carceraria dell’epoca e delle durissime leggi, spesso non scritte, che la regolavano. Tosto!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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