SOMNILOQUIES (2017) di Véréna Paravel & Lucien Castaing-Taylor

Dion McGregor (1922 – 1994) è stato un cantautore americano di New York, noto soprattutto per parlare nel sonno. Tutti i suoi dialoghi nel sonno furono registrati su nastro dal suo coinquilino/compagno, finendo così per essere studiato a fondo da psichiatri e scienziati di tutto il mondo. Uno dei maggiori esperti dei dialoghi del sonno concluse che i dialoghi di Dion erano uno specchio anomalo delle sue attività celebrali, immerse nel suo subconscio e nei suoi desideri sessuali (e non solo) più nascosti. Dion all’epoca fu riconosciuto come il parlatore nel sonno più prolifico del mondo.
I due registi, antropologi e artisti, Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor, dopo lo splendido LEVIATHAN, sul rapporto conflittuale uomo natura, e l’inquietante CANIBA, dedicato al celebre cannibale giapponese Sagawa, continuano a percorrere strade cinematografiche sperimentali e innovative, costruendo un’opera documentarista volutamente sfuocata che si muove sui confini della realtà e delle percezioni umane, immerse tra sogno, incubo e dormiveglia. Quale occasione migliore per loro se non rappresentare, o provare a farlo, con visioni e video i dialoghi originali del sopra citato Dion McGregor. Il tutto attraverso l’uso di 25 attori/rici e modelli/e di diverse età, completamente senza veli e mostrati attraverso una strana visione sulfurea, vaporosa e sfuocata, immersi e fluttuanti in un limbo etereo e visionati mediante un filtro rossastro e carnale, attraverso il quale si possono intravedere i loro corpi al naturale e diverse altre componenti quasi biomeccaniche, intuibili però mai completamente nitide. La fusione dei dialoghi di Dion con queste visioni eteree, diventa unica e singolare, cercando di dare forma e sostanza ai deliri e strani dialoghi del cantautore newyorkese. Città immaginarie di nani, uomini selvaggi che stuprano una donna in un’ambulanza, visioni di città distopiche, autopsie e dissezioni applicate al proprio corpo, perversioni sessuali e tantissimo altro, compresi dialoghi in una lingua sconosciuta (similare al giapponese e lingue orientali) e sempre attraverso frasi brevi e sconnesse tra loro, più volte alternate a grugniti e gemiti, a volte dolorosi a volte eccitati, che trasmettono quasi sempre per un’inquietudine estrema ed un malessere interiore indefinibile. Le immagini sfuocate riportato alla memoria il recente CANIBA, sempre opera degli stessi registi, la Trilogia dell’Inquietudine di Philippe Grandrieux e le opere più estreme di David Lynch. Una ricerca quasi ossessiva di ricreare un’essenza priva di forma ma ricca di sostanza lisergica al naturale, come lo sono i sogni e gli incubi che raccontano a volte veramente chi siamo nel profondo dell’animo. Questo anomalo documentario SOMNILOQUIES è un passo avanti significativo verso nuove frontiere cinematografiche, difficile da glorificare, in quanto diversa da quanto visionato fino ad ora (nonostante alcuni similitudini con le opere citate in precedenza), e nemmeno di facile lettura, considerato l’intreccio dei particolarissimi monologhi di Dion McGregor, catturati mentre parlava nel sono, e le forme e figure astratte ricreate da Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor attraverso questo filtro sfuocato da limbo infinito. Consiglio di visionarlo in rigoroso silenzio ed immersi nelle tenebre, per godere al massimo di questa visione sensoriale, destinata a regalarvi atmosfere ansiogene e terrificanti senza basi solide. Fenomenale! VALUTAZIONE 9/10

H.E