SONS OF DENMARK (Danmarks Sønner) del 2019 di Ulaa Salim

La Danimarca da tempo regala perle estreme dal valore immenso. Basti citare Lars von Trier e Nicolas Winding Refn per capire quanto sia fertile quella piccola nazione scandinava nel generare registi e soprattutto opere controverse ed innovative. Pur attingendo parzialmente all’estetica al neon di Refn eccoci pronti a scommettere su un nuovo regista che farà sicuramente parlare di sé nel prossimo decennio: Ulaa Salim. Nato e cresciuto in Danimarca da genitori iracheni, questo giovanissimo regista con la sua opera prima rischia di dare vita ad un nuovo filone thriller politico, ci scommetto, che nel nuovo imminente decennio finirà per spopolare in tutto il mondo.
Danimarca 2025. Un anno dopo un grave attentato esplosivo di matrice islamica a Copenaghen, la radicalizzazione in tutto il paese si è intensificata e le tensioni etniche stanno aumentando. Le prossime elezioni parlamentari sono in dirittura d’arrivo e il leader politico della destra nazionalista, Martin Nordahl, è prossimo a conquistare la maggioranza per conquistare il potere grazie alle sue politiche ultra nazionaliste ed anti immigrati, vecchi e nuovi.
Zakaria, un diciannovenne di origini irachene, viene coinvolto in un’organizzazione radicale islamica che ha in Martin Nordahl e soprattutto nel gruppo paramilitare neonazista ‘SONS OF DENMARK’ i principali nemici ed antagonisti. Affiancato da Ali, un uomo più grande di lui che gli insegna l’uso delle armi e le tattiche di guerriglia, Zakaria, orfano di padre e che vive con la madre ed il fratellino più piccolo, si prepara per attuare un piano estremo attuato dal suo gruppo terroristico: uccidere Martin Nordahl!!
Un film ‘normale’ per la prima ora, nonostante una regia che si alimenta costantemente delle innumerevoli e costanti tensioni abilmente create, dove lo scontro tra arabi radicalizzati e danesi di estrema destra è portato al limite e anche oltre. Sarà un incredibile ed inaspettato colpo di scena a metà percorso a destabilizzare e scioccare lo spettatore, cambiando improvvisamente il protagonista con un espediente geniale quanto agghiacciante. Una svolta che farà cambiare prospettiva in maniera stupefacente all’intera storia, finendo per trascinarci in un mare. nero come la pece, di paranoie, paure e tensioni estreme impensabili dopo la prima ora. La seconda ora (il film dura circa 120 minuti) ci porta su terreni che poco hanno a che fare con un dramma socio politico legato alla tematica o al buonismo del ‘volemose tutti bene’. Una provocazione feroce e terribilmente controversa ci metterà prima spalle al muro e poi di fronte allo specchio, catapultandoci in un micro universo del terrore destinato ad esplodere in un finale quasi apocalittico, negativo e pessimista. Una visione futura della prossima Europa assai infelice e nebulosa, presentata e raccontata come un thriller estremo dal sapore amaro ma estremamente convincente. SONS OF DENMARK riesce a coniugare tematiche socio politiche con il cinema estremo (le scene shock e disturbanti nella parte finale abbonderanno) come poche altre sono riuscite a fare in epoca recente. Merito senza dubbio della nuova prospettiva presentata dal regista e soprattutto quella del suo protagonista, bravissimo a canalizzare su di sé quel buio demoniaco onnipresente nella seconda parte, ottimamente raffigurata in una Danimarca perfettamente calata nell’Europa odierna. Che filmone!!! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.