STATION ELEVEN (2021/22) di Patrick Somerville

“To the monsters, we’re te monsters”STATION ELEVEN, targata HBO e tratta da un romanzo (del 2014 di Emily St. John Mandel) pre pandemia covid 19, rappresenta una delle opere in serie più originali, particolari e innovative uscite negli ultimi due anni. Prediligendo uno stile lontano anni luce dalla maggior parte di opere post apocalittiche, recenti e non, STATION ELEVEN scava in maniera intima e personale nel cuore dei diversi personaggi presentati in due diverse epoche temporali (specchio inesorabile delle paure dell’umanità esplose negli ultimi due anni), finendo per aprire orizzonti narrativi che abbracciamo nuove profezie, speranze (legate proprio all’opera che regala il titolo alla serie) e negazioni pericolose di un passato, precedente alla terribile pandemia che nella storia ha sterminato miliardi di persone, visto e vissuto da alcuni come il male assoluto. Anno 2020. Un’improvvisa influenza letale si sta espandendo a macchia d’olio in tutto il pianeta. Pochissimi riescono a salvarsi. Tra questi abbiamo da una parte la piccola Kirsten, aiutata per caso da Jeevan e suo fratello a Chicago, e dall’altra un gruppo di passeggeri finiti in un Aeroporto sul lago Michigan, dove tra questo vi è il piccolo Tyler. A collegare i due nuclei diversi e totalmente estranei l’uno dall’altro, un piccolo fumetto in possesso dei due bambini, intitolato STATION ELEVEN. Passano vent’anni e il mondo è cambiato profondamente, in quanto la tecnologia, in tutte le sue forme, è completamente defunta. Mentre Kirsten è diventata una delle attrici di punta della ‘Sinfonia Itinerante’, un gruppo teatrale che gira costantemente tutto l’anno il lago Michigan, Tyler è diventato un oscuro profeta, che nega il passato e ha decine di piccoli fedeli orfani pronti a tutto, anche a uccidere. Entrambi seguono fedelmente e hanno come fonte d’ispirazione, come fosse una bibbia, il fumetto STATION ELEVEN, il quale, attraverso numerosi flashback e misteriosi nuovi collegamenti con il nuovo presente, ha una storia dolorosa e drammatica nelle sue origini ….. Un dramma apocalittico intenso e straniante, piacevolmente confuso nella parte iniziale, colpa ed allo stesso tempo merito di continui sbalzi temporali. Nel corso dei dieci episodi totali, tutti i fili della storia sono magistralmente collegati e uniti tra loro, senza rinunciare a frangenti dolorosi e incredibilmente emozionanti. Una storia magnetica con personaggi completamenti differenti tra loro, che troveranno nel teatro e nella cultura scomparsa l’unica luce in un presente difficile e rassegnato all’oblio. Interessanti i diversi punti di vista presentati nei confronti della pandemia e della successiva ricostruzione dell’umanità, dove falsi profeti ed il tentativo di ricreare una comunità daranno vita ad un nuovo contesto consapevole della fragilità umana. Senza utilizzare effetti speciali funambolici o virtuosi, rinunciando a scene d’azione, saranno le componenti psicologiche, non sempre positive, a guidare i nostri personaggi nel nuovo presente e nel doloroso passato con l’avvento della pandemia letale. L’epilogo, semplice quanto efficace e dove il puzzle dei diversi personaggi si incastra a meraviglia, è di un’intensità impensabile ad inizio serie, dove il cerchio si chiude toccando nervi scoperti dei protagonisti e scivolando in un percorso emotivo e drammatico di rara efficacia. STATION ELEVEN mette in campo una possibile ricerca di nuova civiltà da contrapporre ad un passato disumano autodistruttivo, dove il consumismo sfrenato ha azzerato sentimenti, memorie e unità d’intenti. Una serie favolosa, dove l’arte primordiale ricopre un ruolo fondamentale per la ricostruzione dell’anima, destinata a pochi ma … che tutti dovrebbero visionare! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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