SUSPIRIA (2019) di Luca Guadagnino

 

Le streghe sono tornate ma ….. già da qualche anno! Dopo la sorpresa THE VVITCH (2015) di Robert Eggers ed il recente film indipendente HAGAZUSSA, dell’austriaco Lukas Feigelfeld, tocca ad un nostro regista, Luca Guadagnino, per nulla avvezzo al cinema horror, riportare in auge il tema, riproponendo un remake (termine che risulterà alquanto stretto a fine visione) del celebre SUSPIRIA del 1977 di Dario Argento.
Il nuovo SUSPIRIA prende spunto dal soggetto iniziale, cambiando location (non più Friburgo ma Berlino), proponendo nomi similari (solo in alcuni casi medesimi) e abbracciando tematiche assenti nel lavoro originale, che spaziano dal terrorismo interno tedesco degli anni ’70 ed inevitabilmente alla seconda guerra mondiale, con una chiave di lettura singolare della stregoneria durante il III Reich.
Berlino, 1977. In un anno turbolento per motivi politici, giunge nella città tedesca una ragazza americana Susie Bannion, decisa a diventare parte della prestigiosa compagnia di ballo Markos Tanz Company. La Compagnia ha appena perso una delle sue allieve, Patricia Hingle, sparita nel nulla dopo aver raccontato al suo psicoterapeuta, il dottore Jozef Klempererche, che la scuola è diretta da un covo di streghe seguaci della misteriosa Helena Markos, una vecchia strega che voleva impossessarsi del suo corpo. Susie si perfeziona sotto la guida di Madame Blanc e stringe amicizia con Sara, con la quale condivide sospetti sulla direttrice e sull’intero istituto, dopo una serie di efferati omicidi e misteriose sparizioni ……
Se qualcuno si aspettava luci al neon o cromature iper colorate alla Forzani & cattet (AMER) resterà deluso, idem chi desiderava un remake identico nella trama all’originale. A colpire sin da subito sono le ambientazioni avvilenti, un montaggio morboso che ricorda non poco LA SCIAMANA e POSSESSION di Żuławski, e cromature da natura morta onnipresenti, tese a mortificare ed abbattere il concetto di bellezza estetica quando quest’ultima tenderebbe a prendere il sopravvento. Una distruzione sistematica del bello e del piacevole che finirà per strascinare lo spettatore (per buona parte dei sei capitoli proposti) in un pozzo nero di pessimismo inevitabile, che lotta continuamente con la morte attraverso un istinto di sopravvivenza femminile macabro della ‘congrega’ di streghe berlinesi. La ‘compagnia’ di ballo, composta dalle più anziane, racchiude nei comportamenti e negli atteggiamenti quanto di meglio si possa immaginare come gruppo di vecchie streghe che confabulano e ridacchiano tra loro di incantesimi maligni, prendendo in giro (e lo faranno sul serio) gli uomini e tutto quanto hanno ispirato (le religioni) ed imposto nella storia (le dittature). Degli atti proposti (i diversi capitoli del film) i primi quattro sono da pelle d’oca, in un crescendo continuo di vibranti emozioni da horror purissimo e primordiale, che culminerà con un ballo, esemplare, sabbatico, viscerale e vagamente erotico. Proprio questo sarà, secondo chi scrive queste poche righe, l’apice del film, in quanto l’alone di mistero che avvolge la scuola di ballo, le tre madri citate sin dall’inizio (Lacrimarum, Tenebrarum e appunto Suspiriorum), visioni eteree ed estreme che avvolgono il passato di Susie, troveranno nel ballo, eseguito rigorosamente su una stella satanica abilmente mascherata, il punto più alto della pellicola. La quale finirà per sgonfiarsi, parere personale, con un sabba pacchiano e goffo, riempito di effetti digitali visivamente poco incisivi e da un epilogo forzato, troppo desideroso di ‘spiegoni’ inutili e demolitori di quanto visionato in precedenza.
Se Tilda Swinton appare la grande mattatrice della pellicola (interprete stupefacente ed insospettabile di molteplici ruoli nel film), spesso appare fuori luogo Dakota Johnson, in quanto poco sensuale, provocante ed a tratti incapace di incanalare tutta la negatività che si avverte a lunghi tratti nel corso della storia.
Da applausi scoscianti le musiche ad opera di un ispiratissimo Thom Yorke, in particolare quelle di chiusura ed apertura.
SUSPIRIA è un buon horror (poco estremo anche se un paio di sequenze sanguinolente meritano), realizzato con una cura maniacale dei particolari (esclusi quelli del sabba finale) ed una padronanza degli elementi naturali ed ambientazioni chiuse (con gli specchi assoluti protagonisti) innegabili, che promuovono senza dubbio le qualità da regista di Luca Guadagnino. Manca qualcosa per colpire chi mastica pellicole estreme da mal di stomaco. Sicuramente, ne sono sicuro, chi ama gli horror sovrannaturali con intrecci che mescolano stregoneria e terrore, non resterà affatto da questo nuovo rifacimento, molto originale, del primo Suspiria, con il quale condivide, ed è un bene sottolinearlo, solo alcuni elementi. VALUTAZIONE 8,5/10

 

H.E.