THE HEAD HUNTER (2019) di Jordan Downey

Jordan Downey, regista del trashissimo ThanksKilling (film a basso costo del 2009 dove il serial killer è un tacchino incazzato) si cimenta con un fantasy horror con al centro della storia il dramma interiore di un guerriero vichingo medioevale in un’epoca non definita dove la magia e l’occulto vanno di pari passo con la sopravvivenza umana. Un film realizzato ancora una volta con mezzi limitati ma con una ricostruzione maniacale dell’ambiente selvaggio e fantastico che circonda il protagonista, un cacciatore di teste di non umani, accurata e ben definita, dove le atmosfere cupe dominate dalle tenebre e dagli elementi naturali richiamano alla memoria in un colpo solo diverse pellicole degli ultimi anni. Dalla saga de IL SIGNORE DEGLI ANNI di Jackson a VALHALLA RISING di Refn, da SAUNA di Antti-Jussi Annila alle pellicole della NECROSTORM, storica casa di produzione italiana di pellicole horror trash, in quanto i demoni, troll e mostricciali mostrati, sembrano usciti da uno dei loro film.
In un regno dominato dalla paura, un guerriero senza nome protegge il regno dai mostri che la popolano. Alla sua raccapricciante collezione di teste manca solo quella più importante: quella del mostro che ha ucciso sua figlia anni fa. Spinto da una sete di vendetta, questo indomito guerriero senza pace che sfrutta il sangue e la carne dei suoi stessi nemici per non desistere nella sua vendetta personale, riuscendo così a rigenerarsi dopo ogni battaglia, almeno fino a quando …….
Pellicola a tratti minimalista, forte di un’ambientazione selvaggia e primitiva, dove gli effetti speciali tradizionali ne esaltano i punti di forza, mentre le battaglie del guerriero con i mostri e troll destinati ad essere privati della loro testa, sono perlopiù immaginate, grazie a rumori, suoni, cicatrici e soprattutto le macabre teste mozzate. Spina dorsale (non solo quella del mostriciattolo simili al celebre mostro di ALIEN alla ricerca di un corpo) della pellicola il dramma familiare che alimenta la forza di un padre assetato di vendetta ma anche logorato dai demoni interni, oltre a quelli cacciati, per un rimorso di impotenza ed un’impossibilità di mantenere in vita la propria figlia.
THE HEAD HUNTER è un piccolo film che, per durata e semplicità della storia, ricca però di un’atmosfera fantasy horror prima e drammatica poi, finirà per conquistare lo spettatore amante del genere e dei film sopra citati. A rendere più misteriosa la storia e di conseguenza costretti a concentrarsi sulla natura malefica che circonda costantemente la capanna del guerriero (dove il comparto sonoro gioca un ruolo fondamentale) abbiamo i dialoghi ridotti all’osso e flashback rivelatori sul suo tragico passato, i quali saranno solo un lungo antipasto del grande finale, pessimista e lugubre, una degna conclusione di questa pellicola fantsy, oscura, minimalista e ricca di fascino. Ultima menzione per l’ottima prova di Christopher Rygh nei panni del roccioso protagonista cacciatore, attore già avvezzo su film e serie tv vichinghe. VALUTAZIONE 8/10

 

H.E.