THE LAWNMOWER MAN (IL TAGLIAERBE) del 1992 di Brett Leonard

Sono passati quasi trent’anni da uno dei film più bistrattati dalla critica anni ’90 e allo stesso più influenti del cinema sci fi, afferente la VR (realtà virtuale) e non solo, nei decenni successivi. THE LAWNMOWER MAN, da MATRIX alle opere lisergiche e super estreme di Jimmy ScreamerClauz (‘Where the Dead Go to Die’, ‘When Black Birds Fly’), ha segnato intere generazioni, nonostante gli evidenti difetti narrativi e di sceneggiatura. Ispirato solo parzialmente dal racconto omonimo di Stephen King (il quale non digerirà mai questo film al punto di denunciarlo apertamente), il film indipendente di Brett Leonard prenderà ampia ispirazione dagli universi dello scrittore WIlliam Gibson (il primo a concepire il cyberspazio), da pellicole sci fi come TRON e spinto dal lavoro del pioniere della VR Jaron Lanier. Lawrence Angelo è uno scienziato impegnato per la ‘Virtual Space Industries’ nel “Progetto 5”, una serie di esperimenti finanziati dal Pentagono per aumentare le capacità cerebrali, tramite l’uso di droghe ed immersioni nella realtà virtuale, con fini strettamente militari. I sogni di gloria di Angelo crollano quando il soggetto principale dell’esperimento, uno scimpanzé, va letteralmente fuori di testa cercando di fuggire dopo aver ucciso dei guardiani del laboratorio. Sconsolato Angelo si ritira nella sua casa di provincia, rischiando la depressione dopo l’abbandono della sua fidanzata e la consapevolezza di essere giunto ad un punto morto con i suoi esperimenti nello sviluppo mentale attraverso la realtà virtuale. Quando il giardiniere Jobe, un ritardato che abita nel suo quartiere e che subisce continui insulti, abusi (dal prete che lo ospita in una squallida baracca) e umiliazioni dai suoi concittadini, attira la sua attenzione, Angelo riprende in segreto su di lui gli esperimenti abbandonati, convinto di aver trovato la giusta cavia umana per completarli. Prima in segreto e poi coinvolgendo la ‘Virtual Space Industries’, Angelo trasformerà ben presto Jobe da ritardato ad uomo intellettualmente al di sopra della media. Quest’ultimo però, quando sarà conscio dei poteri sempre più evidenti stimolati dalla VR, oltre a rendersi ben presto conto di essere superiore a qualsiasi essere umano, dovrà fare i conti con effetti collaterali distruttivi, che lo costringeranno, a discapito di tutti e soprattutto di Angelo, a cercare di prendere il sopravvento, dopo essersi vendicato di chi lo ha sempre ferito e umiliato, sul mondo che lo circonda attraverso proprio la realtà virtuale che lo ha stimolato … Brett Leonard, regista del folle FEED (‘Nutrimi perché … il consumo è evoluzione’), affascinato dalla nuova e all’epoca primordiale tecnologia VR, immagina un futuro possibile, che da lì a breve con l’avvento di Internet avrebbe preso almeno per il momento un’altra strada, dove tecnologia ed evoluzione umana si incrociano in un inquietante nuovo mondo destinato ad un unione sempre più inquietante. Niente carne e metallo fuse insieme stile Tetsuo Shin’ya Tsukamoto bensì la creazione di un mondo parallelo a quello reale, dove lo scemo del villaggio di turno può rappresentare l’evoluzione più inaspettata dell’essere umano. Tante buone idee inficiate da dialoghi e frangenti inutili, anche se non sempre insignificanti quello quello afferente il prete che frusta costantemente Jobe per i suoi di peccati. Se l’ottima parte centrale affronta al meglio le tematiche principali del film, con effetti speciali CGI del cyberspazio brillanti per l’epoca (la scena di ‘sesso’ virtuale’ merita assai), nella mezz’ora finale si scivola nel trash puro, con una commistione tra reale e virtuale non proprio riuscita e con uno stile più consono ad una serie TV alla Max Headroom (curioso poi che il protagonista di questa serie sci fi anni ’80 sarà il protagonista dell’inutile sequel THE LAWNMOWER MAN 2). Forte di un attore di grido come Pierce Brosnan e di una discreta prova da parte di Jeff Fahey, questo film riesce ad arrivare, anche se con fatica, ad un finale per nulla banale, che avrebbe meritato una parte precedente più corposa e meno altalenante e non volutamente trash. IL TAGLIAERBE, nonostante gli evidenti difetti sopra elencati, gode tutt’ora di un fascino sinistro irresistibile su un mondo, quello della VR, ancora oggi tutto da esplorare e amplificare anche dal punto di vista estremo! VALUTAZIONE 3/5

H.E.

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