THE LIFE AND DEATH OF A PORNO GANG (Život I Smrt Porno Bande) del 2009 di Mladen Đorđević

Dopo decenni di guerre di guerre civili e una guerra lampo ad opera della Nato, negli anni 2000 nella Ex Jugoslavia le crepe e ferite non sono certo spazzate via ne tantomeno scomparse. In particolare nel popolo Serbo. Tutto questo ha dato vita ad una irrefrenabile esigenza artistica di puntare i riflettori sulle conseguenze sociali, politiche e culturali di decenni di guerriglia e lotte civili che hanno inevitabilmente portato a dare un valore non sempre primario alla vita delle persone. Prima del celebrato A SERBIAN FILM, di CLIP e A VEGETARIAN CANNIBAL (croato), nel 2009 veniva partorito un film cardine per tutto il cinema più estremo dei nuovi ’10, THE LIFE AND DEATH OF A PORNO GANG. Un’opera figlia di tantissime influenze di diversa natura. Cinematografica per prima, da John Waters a David Lynch, da Roman Polanski a Joe D’Amato le citazioni si sprecano. Sociale, afferente le prospettive future del popolo serbo più giovane, figlio inevitabile di un periodo controverso e continuamente avvelenato da odio razziale e non solo. Culturale, in quanto incapace di estirpare radici tossiche e limitate di un paese perlopiù arretrato e rurale, se escludiamo Belgrado e altri pochi grossi centri urbani. Tutte questo alimenta la voglia del regista, già autore del documentario MADE IN SERBIA dove si puntano i riflettori sulla mercato pornografico serbo, di raccontare tutto ciò, partendo dalla fine degli anni ’90 e primi 2000, attraverso una nuovo filtro e alternando analisi superficiali a tristi verità sotto gli occhi di tutti, come l’imperante corruzione della polizia e della ‘nuova’ politica post bellica. Marko, aspirante regista di film horror, fatica a trovare opportunità nel mercato cinematografico serbo. L’incontro con Cane, un produttore di film porno, sembra offrire una pallido spiraglio di luce per il futuro. Tutto però va in frantumi dopo un conflitto con Cane e suo fratello poliziotto per aver creato un porno cabaret. Marko, che nel frattempo ha messo su un gruppo di neofiti artisti, un mix tra porno attori omosessuali, tossici e personaggi borderline, decide di fare un tour itinerante lungo la Serbia più rurale con la sua ‘porno banda’, allestendo spettacoli improvvisati VM18 dedicati agli abitanti dei paesi più sperduti delle campagne serbe. Dopo alcuni dissapori con alcuni abitanti di un piccolo villaggio, l’avventura della ‘porno banda’ di Marko sembra giunta al capolinea, in quanto rimasta senza soldi. In suo soccorso arriva un misterioso tedesco, che promette di finanziarli se integreranno allo spettacolo dei filmati snuff, dove dei reietti e dimenticati della società, accuratamente scelti, finiranno per essere uccisi brutalmente e ripresi, destinando il tutto ad un mercato illegale dove facoltosi clienti pagano cifre da capogiro per visionari veri filmati snuff. Le cose per Marko però, dopo un inizio incoraggiante, finiranno per trascinare lui e la sua gang strampalata in una spirale autodistruttiva che finirà per travolgerli e scardinare qualsiasi loro speranza di rivalsa e libertà …… Girato in parte in modalità mockumentary, ‘Život I Smrt Porno Bande’ (titolo originale’, mette sul piatto una quantità di violenza estrema e psicologica allucinante. Partendo come una commedia grottesca e scanzonata, bene presto lascerà spazio al dramma e all’horror estremo più truculento, specchio inesorabile di una evidente sciacallaggio mediatico mondiale da parte dei media nei confronti della Serbia negli anni sopra citati, di una corruzione irrefrenabile dove i nuovi poteri forti del paese non hanno perso tempo per approfittarne (simboleggiato al meglio dal fratello poliziotto del viscido Cane) e di un’ipocrisia ben nascosta sotto l’apparente perbenismo (ved. sindaco con paesani armati pronti stuprare la gang dopo averla demonizzata). Aggiungiamoci morti atroci, torture, autolesionismo, BDSM, zoofilia, suicidi, stupri selvaggi e finiamo per visionare una delle pellicole più estreme di sempre. Se l’eccesso rappresenta la forza apparente, finirà anche per diventarne anche un limite, in quanto il film nella seconda parte perde quel mordente weird della prima, finendo per scivolare sempre più in un horror estremo più tradizionale, incapace di incidere psicologicamente come avrebbe dovuto (considerata la qualità estetica) e soprattutto potuto. Pur non arrivando ai livelli scioccanti di A SERBIAN FILM o al nichilismo di VEGETARIAN CANNIBAL, il film di Mladen Đorđević possiede una spavalderia giovanile, un’estetica multicolore piacevolmente trash e una dinamicità narrativa che finiranno per premiarlo. Una visione obbligata e imperdibile per ogni appassionato di pellicole trash e iper violente di … estrema qualità! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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