THE REFLECTING SKIN (RIFLESSI SULLA PELLE) del 1990 di Philip Ridley


A cavallo di due decenni molto diversi tra loro, per quanto concerne il cinema horror e weird, ’80 e ’90 (più catalogabile il primo e più sperimentale e grezzo il secondo), vide la luce THE REFLECTING SKIN, una delle pellicole più affascinanti e ricche di mistero di quel periodo. Il regista inglese Philip Ridley prese spunto per la sua sceneggiatura da uno dei quadri più celebri ed acclamati del secolo scorso d’oltreoceano, ‘Christina’s World’ di Andrew Wyeth. Dopo aver visionato questo film, si possono perdere delle ore a visionare il succitato quadro, in quanto sembra racchiudere tutto il mistero, mescolato all’orrore, delle terre desolate e rurali delle praterie presenti nella pellicola di Ridley. <br>Idaho, fine anni ’40. Seth è un bambino vivace, curioso e dinamico. Purtroppo per lui il mondo che lo circonda, povero di novità e destinato ad ingigantire e distorcere qualsiasi evento, lo costringe ad abbandonare il mondo idilliaco dell’adolescenza, in quanto una serie di eventi nefasti e personaggi inquietanti finiranno per cambiare radicalmente la visione della sua vita. A rendere più estremo il mondo rurale nel quale vive, troviamo una vicina di casa vedova in preda a deliri di immortalità (e che lui crede essere una vampira), un padre omuncolo dal passato oscuro e destinato ad una fine macabra, un fratello reduce di guerra (un giovanissimo Viggo Mortensen), una madre severa e paranoica ed una serie di delitti di stampo pedofilo perpetrati ai danni dei suoi amici. In questo contesto, il ritrovamento di un feto imbalsamato, farà volare ancora di più la fantasia di Seth, costretto ad affrontare pericoli e situazioni sempre più estreme e difficili ………
Sin dalla scena d’apertura, con una rana gonfiata e fatta esplodere in faccia alla vedova inglese, siamo catapultati in un contesto unico, capace di racchiudere al suo interno dramma, ironia macabra e weird surreale, tra famiglie disfunzionali, personaggi grotteschi (lo sceriffo e le gemelle non si dimenticheranno facilmente) e situazioni decisamente disturbanti, da quella di un suicidio a base di fuoco e benzina a quelle che coinvolgono bambini innocenti, già di per sé figli di situazioni disgraziate, il coinvolgimento sarà totale nelle ‘badlands’ (l’estetica di Terrence Malick aleggia sempre nell’aria) sul confine americano canadese, grazie a musiche improvvisamente inquietanti e momenti che dal quasi ironico passano improvvisamente al tragico. Il piccolo Seth, un nome non qualsiasi e che richiama alla memoria il dio egizio del caos, finirà sempre per essere al centro di tutto il pessimismo che ruota attorno alla piccolissima comunità immersa nelle succitate praterie desolate, finendo così per mostrare un lato (dis)umano, poco angelico, a tratti senza senso e logica (non aiuta i suoi amici e nemmeno la vedova quando saranno preda dei ‘predatori’) e sfociando in un finale nichilista assai potente, liberatorio e visivamente potentissimo. Un piccolo grande cult estremo da visione obbligatoria! VALUTAZIONE 9,5/10

H.E.