THE STANDOFF AT SPARROW CREEK (2019) di Henry Dunham

 

Opera prima aspra e articolata quella di Henry Dunham. Un thriller psicologico americano al 100%, debitore solo parzialmente delle Iene tarantiniane, in quanto anche qui abbiamo poliziotti sotto copertura destinati a trovarsi improvvisamente coinvolti in una caccia alle streghe. Siamo però su terreni completamenti diversi. Niente pulp, dialoghi sarcastici o sparatorie sanguinarie, bensì un gioco psicologico strutturato e sofisticato, mentre sullo sfondo troviamo milizie autonome armate fino ai denti, suprematisti bianchi americani e la solita spinosa questione del facile acquisto di armi militari e d’assalto negli USA.
Dopo una sparatoria di massa ad un funerale della polizia, con decine di vittime, il solitario ex poliziotto Gannon si ritrova involontariamente a ritornare in azione, quando realizza che l’assassino appartiene alla stessa milizia di cui è entrato a far parte dopo aver lasciato polizia. Comprendendo che quanto accaduto potrebbe scatenare una violenta reazione a catena, Gannon, su ordine del capo della milizia, isola i suoi compagni in un deposito, un ex segheria abbandonata, divenuta il quartier generale della milizia. Inizia così una serie di estenuanti interrogatori per individuare il responsabile e assicurarlo alle autorità. La scoperta del vero colpevole sarà scioccante, quanto mai la scoperta sulle reali motivazioni che hanno portato al massacro di decine di poliziotti …..
THE STANDOFF AT SPARROW CREEK è una strana pellicola americana, in quanto attinge a piene mani da tematiche spinose tipicamente americane, come le milizie autonome, i suprematisti bianchi a stelle e strisce e le stragi da armi da fuoco a scuole ed istituti similari, mentre narrazione, messa in scene ed evoluzione riporta alla memoria noir europei e thriller fiamminghi, dove il marcio è presente nelle persone meno sospettabili ma rivelatesi poi le più viscide. Merito di questo confronto con il cinema nord europeo è l’ambientazione sempre al chiuso, tetra e con una fotografia giallastra, grigia e mortificante, che costringe lo spettatore ad immergersi totalmente nelle frastagliate e contorte psicologie dei vari personaggi presentati.
La ricerca della verità sarà estenuante, ancora di più quando saranno rivelati insospettabili legami di sangue, ricordi estremi di morte e controverse analisi della natura umana, quando quest’ultima appartiene ad un branco sciolto ma pericoloso come quello della milizia presentata. Il finale è tagliente e graffiante quanto basta, destinato però a colpire nel segno non subito a fine visione, in quanto finirà per macinare nella mente dello spettatore successivamente, costringendolo a domande scomode su dove sia il confine tra legale ed illegale, se barare per una buona causa vale sempre e soprattutto … chi controlla i controllori?
Una novità importante del cinema americano indipendente, tesa, avvincente e con recitazioni solide, robuste e convincenti, dove la sceneggiatura diventerà nel finale decisamente superlativa. VALUTAZIONE 8,5/10

 

H.E.