THE TENANT (L’inquilino del terzo piano) del 1976 di Roman Polanski

Il terzo capitolo della ‘trilogia dell’appartamento” di Roman Polanski, dopo REPULSION e ROSEMARY’S BABY, è un film entrato di prepotenza nell’immaginario collettivo (influenzando anche decine di pellicole future) per quanto concerne alienazione e paranoia dell’essere umano incapace di integrarsi nella società, e destinato, a causa della sua impotenza relazione, a finire brutalmente inghiottito da essa.
Trelkowski è un umile impiegato francese, di origini polacche, alla ricerca disperata di un appartamento nella caotica Parigi. Dopo una serie di ricerche trova un appartamento dove il precedente inquilino, tale Simone, si è suicidata. Ben presto da piccolo rifugio dalla vita quotidiana, l’appartamento si trasforma in una sinistra prigione paranoica, con i vicini condomini invadenti e infastiditi dai rumori di Trelkowski che finiranno per metterlo alla gogna, o almeno è quello che lo stesso crede. Ben presto si insinua nella sua mente il sospetto che il suo padrone di casa e i vicini stiano cercando di trasformarlo astutamente in Simone, inducendolo così al suicidio ….
Se la vita privata di Roman Polanski è stata macchiata anche da nubi e ombre, quella cinematografica, ormai sessantennale, ha segnato profondamente e indelebilmente il cinema, in particolare quello dei thriller e horror psicologici incentrati su paranoia, follia, e distorsione della realtà. Con TENANT (titolo internazionale), tratto dal romanzo ‘Le locataire chimérique’ di Roland Topor, Polanski attinge del cinema di Fellini, Hitchcock e Buñuel per creare qualcosa di completamente nuovo e di incredibile cambiamento per il cinema dell’epoca. Un mutamento che coincide con quello del fantozziano protagonista Trelkowski (interpretato dallo stesso regista), incapace di reagire ai binari imposti dalla vita e dai carnefici di turno, complici spesso inconsapevoli del suo delirio. Una follia claustrofobica di, oggi li definiamo così, di mobbing e bullismo di strada e condominio, che finiranno per franare impietosamente sulla mente debole di un misero impiegato armato di fragili certezze destinate ad essere stritolate nella propria confusione mentale, di identità sessuale e persino della realtà qui distorta in un loop mentale e temporale semplicemente elettrizzante alla prima visione. Se la goffaggine e l’auto convinzione del complotto ai suoi danni, da parte degli antipatici vicini, nei confronti del povero inquilino del terzo piano finiranno per strapparci più volte qualche sorriso beffardo, la pellicola è strutturata secondo una sinistra logica afferente il doppio e soprattutto il tema della reincarnazione, ampiamente citata e presentata attraverso simbolismi egiziani, presenti dal sinistro bagno dell’edificio alla ‘mummificazione’ del precedente inquilino. Un mix letale che avrà nella fragile mente dell’omuncolo Trelkowski, bacchettato ogni qualvolta provi ad alzare la voce e ribellarsi, conseguenze distruttive e devastanti. La parte finale chiude alla grande un cerchio emblematico della vita, in maniera grottesca, assurda e piacevolmente surreale. Da citare infine la presenza, essenziale per amplificare il delirio del protagonista nel finale, della bellissima e bravissima Isabelle Adjani, icona assoluta del cinema francese. Capolavoro senza tempo!! VALUTAZIONE 5/5

H.E.

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