THEY SHALL NOT GROW OLD – PER SEMPRE GIOVANI (2018) di Peter Jackson

Peter Jackson, regista cult di HorrorEstremo (BAD TASTE, MEET THE FLEBESS, SPLATTERS, CREATURE DEL CIELO), si cimenta nel 2018, per celebrare i 100 anni dalla fine della prima guerra mondiale, in un lavoro documentaristico di altissimo spessore, per contenuti, struttura narrativa e rappresentazione estetica. Partendo da centinaia di filmati in bianco e nero, immagini storiche (che partono dalla propaganda fino a quelli di natura commerciale) e decine di testimonianze audio originali dei sopravvissuti, Jackson compie un viaggio della memoria nelle famigerate trincee, sul confine franco tedesco, attraverso un percorso erudito nella prima parte ma eccezionalmente emozionante in quella centrale e soprattutto in quella finale. I protagonisti, senza nome, di questo racconto (che diventerà a colori solo durante gli anni durante il conflitto, quindi per circa 60 minuti ovvero quelli centrali del documentario) sono i giovani (buona parte minorenni mascherati da maggiorenni) che aizzati e spinti da una massiccia propaganda nel 1914 si arruolarono nell’esercito britannico e finirono nel confine tedesco francese, noto perlopiù per la sanguinaria guerra di trincea. A prima vista questo lavoro non appare come una novità considerato il tema trattato, in quanto altri registi meno noti di Jackson, come Yervant Gianikian & Angela Ricci Lucchi (autori tra gli altri del bellissimo quanto estremo OH, UOMO) hanno portato alla luce da tempo gli orrori della prima guerra mondiale. Il regista neozelandese sceglie sapientemente una prospettiva diversa, unendo in maniera mirata e funzionale le immagini a colori (il passaggio dal B&W lascerà senza fiato ma allo stesso tempo inquieterà non poco) con le esperienze audio originali di chi ha vissuto quegli anni terribili, che finirono per segnare un’intera generazione di giovani europei dell’epoca. Le immagini si faranno sempre più brutali con l’avanzare dei colori, aggiunti successivamente ovviamente, che faranno da cornice a strazianti frangenti di guerra (corpi squarciati e amputazioni selvagge saranno i tragici protagonisti dei momenti più crudi del documentario). A colpire nel segno però sarà l’ultima parte (in bianco e nero come la mezz’ora iniziale), a conflitto terminato e quando i reduci torneranno a casa. L’amara consapevolezza di quanto i civili non siano stati in grado di comprendere quanto avvenuto in trincea, rappresenterà per loro, giovani trasformati in uomini solidali perfino con il nemico tedesco (l’unico assieme a loro a comprenderne la tragica solitudine degli anni a venire), la vera sconfitta, in quanto la fine della guerra li trasformerà in qualcosa di quasi inutile per la popolazione civile (familiari compresi), poco incline ad ascoltarli veramente e a riconoscerne il giusto valore. Gli ultimi minuti del documentario sono probabilmente il vertice educativo e simbolico di questa poderosa ed emozionante opera senza precedenti. Un vero capolavoro del genere da far vedere, al fine di carpire momenti unici, impossibili da leggere in un libro scolastico, afferenti i giovani soldati e quello che hanno vissuto durante e soprattutto alla fine di quel primo conflitto mondiale. VALUTAZIONE 5/5

H.E.

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