TUTTO SU MIA MADRE (Todo sobre mi madre) del 1999 di Pedro Almodóvar

TUTTO SU MIA MADRE, nell’immensa filmografia di Almodóvar occupa un posto speciale e forse unico, nel quale saranno poste le basi tecniche e tematiche per tutti i suoi grandi successi del decennio successivo, da PARLA CON LEI a LA MALA EDUCATION.
Un intreccio magnifico tra omaggi al cinema del passato (anni ’50), teatro e la vita disordinata e sconnessa di personaggi, a volte eccentrici, che vivono al confine, tra gli ultimi ma senza i quali anche chi è in cima sembra non poterne fare a meno. Oltre ad essere un’opera sempre verde, questa pellicola possiede quella rara maestria di far sorridere e commuovere contemporaneamente, toccando in entrambi i casi cuore e anima dello spettatore in maniera mai banale, sotringendolo a riflessioni interiori sulla vita, il dolore, l’amore e l’amicizia.
Madrid. Manuela, madre single e infermiera argentina che supervisiona i trapianti di organi nell’ospedale Ramón y Cajal, decide di regalare al figlio diciassettenne Esteban, aspirante scrittore, per il suo compleanno la visione a teatro di ‘Un tram che si chiama Desiderio’, dove recita la grande attrice Huma. Sotto una pioggia incessante il figlio di Manuela rincorre l’auto di Huma per chiedergli un autografo da Huma ma finisce travolto da un’altra auto e muore. Massacrata dal dolore Manuela lascia Madrid e va a Barcellona per incontrare dopo 18 anni il padre di Esteban, una transessuale che si fa chiamare Lola. Li incontra un suo vecchio amico, un travestito di nome Agrado che gli fa conoscere Rosa, una giovane suora destinata ad andare in missione, che si trova però sieropositiva e incinta. Il misterioso padre si rivelerà ancora Lola. Manuela, che nel frattempo incontra anche Huma a Barcellona, finirà per trovarsi sempre più coinvolta nella vicende di quest’ultima e di Rosa, cercando così di rimediare agli ‘errori’ di gioventù ……..
Partendo da ‘Un tram che si chiama Desiderio’, celebre film e opera teatrale, e da ‘Eva contro Eva’, pellicola ancora più celebre, oltre a incrociare perennemente finzione teatrale e vita reale, Almodóvar ci trascina nelle profondità di anime erranti e ferite dalla vita, la quale però sembra in maniera spesso buffa tendergli una mano, non sempre però per aiutarli. Oltre ad affrontare tematiche forti degli anni ’80 e ’90, identità sessuale e AIDS, finiremo per comprendere quanto il destino spesso regali anche delle opportunità quando tutto sembra buio e privo di luce. Questo accade a Manuela, la ‘madre’ del film ed esempio unico per il figlio Esteban. Una donna costretta a crescere un figlio da sola, la quale possiede una forza che solo una donna e madre possiede. Una luce in un universo di personaggi bisognosi di un’ancora di salvezza. Dalla giovane Rosa (una giovane ma già bravissima Penelope Cruz) all’eccentrico Agrado (celebre e monumentale il suo monologo a teatro), da Huma (una donna orgogliosa ma spesso incapace di esternare i suoi veri sentimenti nei confronti della sua ragazza tossicodipendente) a Lola, figura che funge da collante tra passato e presente di Manuela. Un’esorcizzazione per la perdita estremamente dolorosa di un figlio, alla medesima vissuta però al contrario, attraverso un intreccio, sopra citato, tra finzione e realtà che non appare destinata ad un lieto fine, bensì ad un barlume di speranza teso da accettare il presente senza maledire il passato.
Uno dei più grandi film del cinema spagnolo e non solo. Capolavoro vero. VALUTAZIONE 5/5

H.E.

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