VALHALLA RISING (2009) di Nicolas Winding Refn

Nella ormai lunga e ricchissima filmografia del regista di culto Nicolas Winding Refn, caratterizzata principalmente da violenza urbana e luci al neon, VALHALLA RISING rappresenta una voce fuori dal coro per l’ambientazione selvaggia e primitiva, nella quale però il regista danese non rinuncia al suo cinema silente, dove le lunghe pause permetteranno ancora una volta di caratterizzare al meglio le fortissime personalità presenti, sempre centrali e mai banali nel suo stile esteticamente e visivamente tra i più potenti e originali degli ultimi vent’anni.
Nelle terre desolate, cupe e fredde delle highlands scozzesi, “One Eye”, un guerriero invincibile, muto e cieco dall’occhio sinistro, viene tenuto prigioniero in un villaggio vichingo da un capo norvegese e costretto a combattimenti violenti e mortali. Un giorno riuscirà definitivamente a liberarsi ed a uccidere, massacrandoli, tutti i suoi carcerieri, escluso un bambino che lo aveva aiutato durante la prigionia. Vagheranno ambedue per le infinite lande e distese terre del nord fino ad incontrare un nuovo gruppo di vichinghi cristiani, i quali sono intenzionati a partire per la Terra Santa. ‘One Eye’, nome datogli dal bambino, che nel frattempo avrà spesso visioni che esporrà agli altri per mezzo del bambino stesso, si unirà ai vichinghi cristiani per un viaggio verso la terra santa ma che li porterà verso un nuovo, inaspettato ed inospitale mondo ….. <br>Divisa in 6 parti (I Ira, II Il guerriero silenzioso, III Uomini di Dio, IV La terra Santa, V Inferno, VI Il sacrificio), questa pellicola, che mescola fantasy, azione, spiritualità e violenza disumana, affonda le radici nelle mitologia norrena e nelle storia meno nota che ha portato questi popoli ad anticipare la scoperta del nuovo mondo, al di là dell’oceano Atlantico, secoli prima di Cristoforo Colombo. Ad accomunare il noto navigatore genovese con i protagonisti vichinghi di questa pellicola, la promessa di ricchezze immense dopo un lungo viaggio inteso anche come sacrificio. Le Indie per il primo, la terra santa (Gerusalemme) per i secondi.
Ad alimentare l’aspetto mistico, metafisico e ultraterreno della pellicola, vi sono una serie di visioni da parte di ‘One Eye’ (anche il leggendario Odino aveva questo soprannome) improvvise, elettriche e controverse, caratterizzate da lunghi silenzi spesso avvolti nella nebbia o immersi in ambienti irreali, figli di viaggi mentali dettati perlopiù da superstizioni o credenze tramandate dai più anziani dei villaggi norreni.
‘Valhalla’ infatti è il luogo che, secondo la mitologia norrena, ospitava gli uomini morti gloriosamente in battaglie massacranti e sanguinarie. Per giungere in questo luogo però è necessaria una redenzione intesa come sacrificio fisico e mentale. In questo contesto, fortemente condizionato dalla natura, risulterà magnetica prima e necessaria poi questa redenzione sacrificale per il guerriero ‘One Eye’, giunto dopo un viaggio estenuante, soprattutto per i suoi ‘compagni’ cristiani di viaggio, in un luogo ostile, selvaggio e violento.
A rendere primitivo, animalesco e spietato il silenzioso protagonista troviamo un Mads Mikkelsen in versione fisica estrema, capace di incutere timore e ammirazione senza proferire una singola sillaba. In particolare nella prima parte (i capitoli I e II), caratterizzata da combattimenti disumani con crani frantumati, ossa spezzate, teste mozzate, sangue e frattaglie umane sparse nella inospitali e fangose highlands scozzesi. Una violenza necessaria e fondamentale per trascinare quanto prima lo spettatore in un mondo barbaro e desolato come quello del X secolo D.C.. Un mondo per nulla privo di barlumi di speranza mistica miscelata a quella religiosa, dettati perlopiù dalla ignoranza figlia della paura di quell’ignoto che, una volta raggiunto, ne decreterà anche la fine! Opera sensoriale straordinaria e …. favolosamente estrema!! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.