VICTORIA (2015) di Sebastian Schipper


Pellicola inizialmente anonima che si trasforma lentamente ma costantemente in qualcosa di gigantesco, travolgente ed estremamente coinvolgente. Merito assoluto risiede principalmente nella sua singolare realizzazione. Avvenuta (per ben 138 minuti) con un unico e lunghissimo piano sequenza ripreso, su ovvie indicazioni del regista Sebastian Schipper, dall’operatore Sturla Brandth Grøvlen (elogiato sin dai titoli di testa del film) dalle 4:30 alle 7:00 circa del mattino il 27 aprile 2014 a Berlino, nei quartieri di Kreuzberg e Mitte. Pur basandosi su un’esile sceneggiatura di poche pagine, la maggior parte dei dialoghi furono improvvisati da parte degli attori coinvolti, permettendo così di trasmettere e toccare al meglio quella sensazione di realismo spesso cercata con ossessione dal mondo del cinema. Anche solo per questo siamo al cospetto di un’opera unica, che sin da subito ha raccolto consensi positivi nel pubblico e nella critica. <br>Victoria è una ragazza spagnola che lavoro da poco a Berlino. Pur non conoscendo nessuno non rinuncia alla vita notturna. Quasi a fine nottata, verso le 4 del mattino conosce fuori da un locale conosce quattro ragazzi berlinesi ed inizierà in maniera tranquilla ed innocente a fare la loro conoscenza. Dopo quasi cinquanta minuto passati in loro compagnia, tra locali e tetti, finirà in maniera anche troppo ingenua, per essere coinvolta da loro in qualcosa di illegale e destinato inevitabilmente a finire in tragedia ….
La Berlino dei giorni nostri è cambiata radicalmente da quella ‘ammirata’ nel celebre CHRISTIANE F. di Uli Edel, a seguito della unione tra est ed ovest ovviamente ma non solo. Multietnica e socialmente vivissima in superficie, mentre lontana dagli occhi indiscreti nasconde un lato oscuro ed a tratti incomprensibile. 
Se la prima parte di presentazione dei personaggi presenta in apparenza una metropoli come tante altre, nella seconda, più frenetica e corposa, avvertiamo quanto pericolosa e contorta sia, capace di coinvolgere dei ventenni in qualcosa di più grande di loro, incapaci totalmente di liberarsi dal mostro tentacolare e criminale figlio di un passato oscuro di uno di loro. Al centro di tutto abbiamo però lei, Victoria (interpretata dall’ottima attrice catalana Laia Costa), una ragazza troppo ingenua e stupida in apparenza, desiderosa però di conoscere e toccare quell’anima nera della capitale tedesca citata in precedenza. Un lato oscuro che servirà probabilmente a confermare poco limpido della sua. Non conosciamo nulla di lei e del suo passato, però sarà proprio quel finale amaro e lapidario ad illuminarci sulla sua anima e forse sulla sua vera natura (come ha ottenuto la stanza in hotel la dice lunga su cosa sia capace di raccontare pur di ottenere quello che vuole). Se da una parte la nostra lente sarà puntata su di lei, il lavoro finale porterà inevitabili riflessioni sulla casualità, spesso nefasta, degli eventi casuali della vita di tutti noi, destinati a volte a fagocitarci con loro nonostante il nostro desiderio naturale di scansarli. Quando sei costretto ad affrontarli, allora, e solo allora, li conoscerai veramente e saranno proprio loro a mostrare la tua vera natura e personalità.
VICTORIA è una dei thriller drama più brillanti ed accattivanti dell’attuale decennio cinematografico, in quanto mescola con maestria estrema realismo e finzione, regalando così una visione che non permette mai, nemmeno nei minuti iniziali, di annoiarsi nemmeno per un secondo. Pellicola piacevolmente estrema, nervoso, micidiale e assolutamente da rivedere più volte per apprezzare al meglio il lavoro mostruoso realizzato da parte degli attori (tutti eccezionali), del regista e di tutti i suoi collaboratori! Opera fenomenale! VALUTAZIONE 9,5/10

H.E.